"Ermes la Beffa", il nero razzista che ha messo in subbuglio le Marche
Eccomi qua, Ermes La Beffa è opera mia. La satira non è il mio mestiere, mi diletto a scrivere battute su Spinoza, condividerle sui social network e poco di più. Sono l'autore del personaggio che ha creato scompiglio sulla bacheca virtuale della LegaFest Marche, tenutasi a Fermignano (PU). Quindi capirete che, dopo essere stato definito un "hacker razzista" da quotidiani locali e nazionali per due giorni, ho deciso che era giusto raccontare tutta la verità su questa kafkiana vicenda.
Hacker? Non è stato violato alcun sito, ma è stato semplicemente creato un regolare profilo facebook utilizzando un nome di fantasia, come ne esistono già di milioni attivi. Con questo profilo La Beffa scriveva su una bacheca aperta a tutti, impersonando la figura di un grottesco estremista, anche se già il nome doveva dare l'idea del carattere burlesco delle sue azioni. Tra i suoi post hanno però fatto scandalo le immagini della fantomatica lotteria. In particolare immagini di premi in palio come "fucile e gommone" o zippo "accendirogo", hanno suscitato la gogna mediatica e sono state bollate come l'opera di un estremista vero.
Durante la caccia al pericoloso oltranzista, nessuno ha fatto notare che Ermes M'be La Beffa si era nel frattempo palesato come un uomo di colore, bresciano, candidato per la Lega alle ultime amministrative. Il suo motto era: "Dopo Miss Padania marchigiana un leghista nero, non me par vero" e chiamava tutti "gnari". Nessuno ha poi messo l'accento sulle altre immagini della lotteria incriminata. C'erano le ridicole scarpe da ginnastica verdi, definite "scarpe da ronda" o lo "Sbraita tu", un karaoke con i comizi di Pontida.
E' stata satira, magari pesante, ma sicuramente non un'istigazione alla violenza o al razzismo. Tutti i riferimenti erano a dichiarazioni estremiste del passato, ad opera di alcuni scomodi esponenti del Carroccio. L'obiettivo non era certo diffamare gli organizzatori della LegaFest di Fermignano o quello di destabilizzare l'evento.
Troppo tardi, ormai il polverone si era alzato. Verso i leghisti sono state mosse accuse più o meno velate, inizia quindi la caccia all' "hacker razzista", dal quale tutti volevano dimostrarsi assolutamente estranei.
Ho così deciso di venire allo scoperto e ho contattato gli esponenti locali della Lega Nord. Mi hanno concesso un colloquio chiarificatore, nel quale si è avuto modo di riportare la questione alla sua giusta dimensione. A differenza di ciò che è stato scritto sui quotidiani locali, non ho implorato alcun perdono in lacrime! Da una breve analisi di tutto il materiale si poteva facilmente evincere il carattere satirico e burlesco delle pubblicazioni. Abbiamo convenuto nel definirla una mano certamente pesante e probabilmente ingenua, visto che è poi stato soggetto di facili strumentalizzazioni politiche. Ho comunque espresso le mie scuse per il disagio creato alla festa.
Ciò nonostante sui giornali apparivano ancora titoli come "Hacker razzista si pente". Solo uno dei quotidiani locali, con un' intervista al sindaco leghista, ha chiarito bene i termini della questione. Accuse pesanti per uno che ha sempre portato avanti valori opposti nella vita quotidiana, senza la copertura di bandiere o tessere di partito. Ringrazio Mamma (e non è un saluto a casa) che ha reso possibile questa mia replica. Vicende come questa, e come il precedente di Mauro Biani del 2009, dovrebbero farci riflettere. Forse, davvero, la realtà sta superando la satira.
Se vuoi sostenere questo sito, Richiedi uno dei nostri libri e combatti con noi il degrado culturale.
Commenti
Inserisci il tuo commento