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I Leviatani

8 marzo 2010 - tabagista

Branco dell'amore. Consenso.

Nella città atomizzata eravamo in 5 milioni.
Ci chiamavano i Leviatani.
Ognuno era severo giudice di sè stesso, ognuno dotato di connessione wireless con la propria coscienza. Non occorreva né censura né polizia.

La città dei Leviatani era impeccabile: ambiente perfettamente asettico, paesaggio incontaminato ed architettura futurista.
L' autogoverno funzionava, l' unico organismo ereditato dalla democrazia rappresentativa era la Corte dei diritti dell' internauta.
La Corte era invasiva, aveva richiamato formalmente la città atomizzata:
I loghi di Windows andavano tolti dalle pareti delle scuole e degli uffici pubblici.

I genitori non avevano copyright sui figli.
Secondo un sistema platonico-situazionista, i neonati erano requisiti dallo Stato, nessuno conosceva i genitori.
La maggioranza di corpi umani era stato lottizzato. I corpi in coma erano suddivisi tra maggioranza e opposizione, ai radicali avevano lasciato l' appendice.
Un corpo statalizzato non poteva innamorarsi di uno privatizzato.
I corpi privatizzati avevano loghi e marche tatuate, erano cavie per cosmetici, corpi logorati e sfruttati.
Quelli statalizzati erano aridi, insensibili, quotidianamente ricevevano una mail consolatoria dallo Stato, in cui si confermava la loro utilità. Per ogni interazione umana si apriva una pratica per concorrenza sleale. Nonostante i corpi privatizzati fossero ottimi venditori di sé stessi, l' incomunicabilità era inevitabile.
Qualche corpo era proprietà del Vaticano, i bambini dormivano in un grande collegio intitolato ad Emanuela Orlandi. (continua a leggere il racconto qui sotto)

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