I Leviatani (tutto l'articolo)

Nella città atomizzata eravamo in 5 milioni.
Ci chiamavano i Leviatani.
Ognuno era severo giudice di sè stesso, ognuno dotato di connessione wireless con la propria coscienza. Non occorreva né censura né polizia.

La città dei Leviatani era impeccabile: ambiente perfettamente asettico, paesaggio incontaminato ed architettura futurista.
L' autogoverno funzionava, l' unico organismo ereditato dalla democrazia rappresentativa era la Corte dei diritti dell' internauta.
La Corte era invasiva, aveva richiamato formalmente la città atomizzata:
I loghi di Windows andavano tolti dalle pareti delle scuole e degli uffici pubblici.

I genitori non avevano copyright sui figli.
Secondo un sistema platonico-situazionista, i neonati erano requisiti dallo Stato, nessuno conosceva i genitori.
La maggioranza di corpi umani era stato lottizzato. I corpi in coma erano suddivisi tra maggioranza e opposizione, ai radicali avevano lasciato l' appendice.
Un corpo statalizzato non poteva innamorarsi di uno privatizzato.
I corpi privatizzati avevano loghi e marche tatuate, erano cavie per cosmetici, corpi logorati e sfruttati.
Quelli statalizzati erano aridi, insensibili, quotidianamente ricevevano una mail consolatoria dallo Stato, in cui si confermava la loro utilità. Per ogni interazione umana si apriva una pratica per concorrenza sleale. Nonostante i corpi privatizzati fossero ottimi venditori di sé stessi, l' incomunicabilità era inevitabile.
Qualche corpo era proprietà del Vaticano, i bambini dormivano in un grande collegio intitolato ad Emanuela Orlandi.

La città atomizzata era stata costruita sulle macerie del passato grazie a solerti imprenditori e amministratori locali.
In nome della trasparenza, imprenditori moralisti avevano messo a bilancio le spese per le troie.
La funzione delle ragazze era vitale per l' economia cittadina. Le mammane istituzionalizzate avevano estirpato la loro dignità.
Un saggio di Max Weber fu ristampato con l' aggiunta del capitolo: 'la funzione sburocratizzante delle troie'.
Criminali erano finiti in carcere per aggiotaggio sessuale, avevano creato il panico diffondendo false voci a proposito di malattie veneree di alcune troie.

Fuori dalle mura cittadine si conducevano esperimenti e sondaggi sul futuro elettore di sinistra.
Potenziali elettori di sinistra stavano dentro a dei recinti, venivano sfamati con cibo biologico, secondo i dettami dello slow food.
A volte si verificavano casi di cannibalismo.
L' ultimo aveva riguardato un tizio della società civile e della blogosfera ed un vecchio democristiano di sinistra.
Un lettore di Repubblica invece era rimasto un mese senza firmare appelli e senza aderire a dei gruppi su FB, alla fine non aveva retto e si era ucciso.
Il programma di ricerca era molto costoso e rischiò di chiudere. Si scongiurò la sospensione portando le telecamere:
'Il recinto' era divenuto in breve tempo il programma di punta della città atomizzata, i leviatani adoravano vedere scannare tra di loro questi personaggi macchiettistici.

Io, uno dei Leviatani, venni reclutato dall' esercito della resistenza umoristica.
Me ne stavo tranquillo nel mio eremo patinato, quando all' improvviso suonarono alla porta.
'Lei ha sbirciato nella scollatura di una tizia, ci deve seguire'.
Avevo capito: Era lo real spam.
L' esercito umoristico aveva sguinzagliato delle ragazze spam. Se il tuo sguardo indugiava su una di loro, gli hacker umoristici si introducevano nel tuo sistema centrale e si appropriavano della tua identità.
Ero un ipocondriaco virtuale, ma migliaia di antivirus non erano serviti.
Anni di bombardamenti di immagini e video pornografici in funzione anti spam, non avevano annullato la mia libido:
Una timida erezione mi aveva tradito.
Così mi ritrovai in uno scantinato a pane e acqua con altri battutisti.
Fabbricavamo battute meccanicamente, facevamo parte della catena di montaggio post-fordista dell' umorismo.

Ma la fine era vicina.
Tra pochi giorni anche gli ultimi tabù sarebbero caduti, l' esercito dei battutisti avrebbe ritrovato la libertà.
Attendevamo con apprensione il grande giorno.
Un cabarettista salì sul palco ad intrattenere gli astanti, in attesa della fine.