Mamma! | la satira si prende in giro
Quello di Mamma! è un progetto ambizioso e dall’entusiasmo contagioso. Non hanno soldi, come molti creativi d’ingegno, ma rifiutano con fermezza qualsiasi aiuto dalla cricca delle “P” (Padrini, Padroni, Pubblicità, Prestiti bancari e Partiti politici). E su questo non sono disposti a trattare. Il loro progetto coraggioso è di realizzare «la prima rivista italiana di giornalismo illustrato e satira d’inchiesta». Al bando la paura: si dice ciò che si pensa e se qualcuno pensa di imbracciare armi legali per fermarli ci rifletta su. Recita così il loro motto: «Se ci leggi è giornalismo, se ci quereli è satira».
L’obiettivo è la comunicazione e non di certo il profitto. E infatti a lavorare di penna e matite sono giornalisti, fumettisti e artisti votati al volontariato. Pratica diffusa ormai tra chi non ama i compromessi. Molti sono orfani di “Paparazzin” ed “Emme”, inserti satirici estinti di Liberazione e L’Unità. Facciamo qualche nome? Mauro Biani e Carlo Gubitosa, Kanjano, Ellekappa, Toni Bruno, Zerocalcare e Makkox. Uniti per dare vita a un progetto senza «nessun intermediario, nessun finanziatore occulto: solo il rapporto tra una redazione e i suoi lettori, con gli autori della rivista che diventano “editori puri” di se stessi».
Duri e spietati, quindi. Ma non i soliti ipercritici che riempiono salotti televisivi e bar. Oltre a sguainare la spada contro l’ipocrisia, l’assurdo e la stupidità, i paladini di Mamma! rivolgono la lama affilata soprattutto verso loro stessi. L’obiettivo? Scrivere nuove regole della satira «per guardarsi dentro e trovare anche nei nostri difetti, limiti, odi, idiosincrasie e meschinità».
Tutto nasce dall’associazione culturale “Altrainformazione”, frutto dell’incontro tra menti che si sono ritrovate in rete e riconosciute subito come “simili”. L’avventura si è trasferita sulla carta, ma è continuata anche sul web, vissuto come spazio giocoso, simile a un’osteria, dove ci si ritrova «a ridere di gusto dandoci pacche sulle spalle». E dove bazzicano sempre nuove persone che gli animatori di Mamma! sono pronti ad accogliere al loro tavolo, purché si condivida la «missione di civiltà, cultura e resistenza umana» e il loro stile ben definito. Nessuna corsa alle notizie, niente affanni per essere i primi a riferire al mondo l’ultima scorreggia vocale del politico di turno: la realtà viene azzannata «con agguati e appostamenti che possono essere anche lentissimi».
E allora ecco che le prede vengono gustate sotto forma di inchieste, reportage e fumetti: si va dall’attualità tutta italiana (con le foto dell’Ilva nel numero 8, per fare un esempio), al resto del mondo (sullo stesso numero trovate il racconto del vento di cambiamento che attraversa la Tunisia). Neanche a dirlo, finché c’era Silvio buona parte del giornale era dedicata a lui (le vignette per esorcizzarlo ne sono un esempio), ma del resto è risaputo che il Cavaliere abbia lasciato un grande vuoto nel cuore di comici e satiri. Ci sono poi le recensioni di libri (la scelta ricade spesso sulle graphic novel) e un’altra lunga carrellata di vignette e racconti per immagini. Da prendere molto sul serio. In parallelo poi viaggia la collana di saggi e fumetti che, allo stato attuale, conta quattro titoli.
È arrivato il momento di svelare il perché del nome. Si tratta innanzitutto di una provocazione «perché le mamme sono l’ultimo riferimento sicuro per noi bamboccioni fannulloni, costretti ad una eterna giovinezza dalla gerontocrazia che da trent’anni a questa parte ha occupato tutti gli spazi disponibili nella satira e nell’informazione». Ma è anche «il grido del disperato un attimo prima di morire» e allo stesso tempo «la prima parola del bambino un attimo dopo aver conquistato il potere di esprimersi». Vi è venuta voglia di sostenere questo fanciullo e di aiutarlo a camminare? Alloravi conviene affrettarvi e abbonarvi al più presto. Che gli autori hanno stabilito una deadline oltre la quale non si va. Ci sono formule diverse, adatte a tutte le tasche. Come si legge sul sito, servono 183 abbonamenti entro il primo gennaio 2013, altrimenti tutti a casa, «meglio morti che venduti» spiegano dalla redazione. Volete farvi convincere dalla loro viva voce? E allora invitateli nella vostra città. In cambio chiedono un biglietto del treno e un divano su cui dormire. I panini se li portano da casa!
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