Giornalismo a fumetti al premio Ilaria Alpi. Gubitosa: «Incontro di tecnologie e linguaggi»
«Il graphic journalism è un incontro di tecnologie e linguaggi, che dà tante nuove prospettive a questo mestiere. E la sua evoluzione, il comic journalism, potrebbe salvare la carta stampata dal declino». Carlo Gubitosa, ingegnere e giornalista, da anni si occupa di tecnologia applicata al mondo dell’informazione su riviste come i Siciliani giovani. E il 7 settembre, al prestigioso premio giornalistico Ilaria Alpi, dedicato alla memoria della reporter uccisa in Somalia, il fondatore del giornale satirico Mamma, terrà un workshop su una delle tendenze di questi ultimi anni: la grafica applicata alle notizie. «Il graphic journalism si è sviluppato grazie a un’altra tendenza degli ultimi anni, il data journalism, per rappresentare in modo più comprensibile molti dati. E in questo ambito si inserisce anche il fumetto» spiega Gubitosa, che ha voluto fare di Mamma il primo esperimento italiano di comic journalism. «Il comic journalism è in parte un’evoluzione del graphic journalism, ed è l’equivalente del fotogiornalismo di riviste come Life – continua Gubitosa – Quando è impossibile scattare delle fotografie, e le parole non bastano, si utilizzano i fumetti».
Inside story, inchieste in cui il giornalista diventa protagonista come quelle di Fabrizio Gatti, ma anche interviste o previsioni del tempo: sono molti i generi giornalistici che possono avvantaggiarsi del comic journalism. «Mamma fa molti coccodrilli (articoli biografici su personaggi morti, ndr) a fumetti» ironizza Gubitosa. Che però è serissimo quando parla delle professionalità in campo: come il cameraman e il fotoreporter, «il disegnatore mette a disposizione del giornalista la sua esperienza e bravura nell’utilizzare il linguaggio del fumetto. Insomma, in questo settore non ci si improvvisa, anche se i software come Manga studio e Illustrator rendono sempre più facile creare infografiche, fumetti e animazioni». La presenza di Gubitosa al premio Ilaria Alpi conferma il fermento del giornalismo italiano per questo nuovo genere giornalistico, che ha già ricevuto, con Mark Fiore, il massimo riconoscimento del giornalismo americano: il premio Pulitzer. «Fiore è una figura ibrida di giornalista e disegnatore, ma in Italia ci sono grandi professionisti del giornalismo come Michele Santoro nel suo Servizio Pubblico o Carlo Lucarelli che stanno abbracciando questa tecnica – continua Gubitosa – mentre i disegnatori sono tantissimi e non ne cito per non fare torto a nessuno». Un fermento di cui non sembrano essersi accorti però i grandi editori, che investono poco nel settore. «Se c’è qualcosa che è in grado di salvare la carta stampata da internet è proprio il comic journalism, che su carta esprime tutte le sue potenzialità» spiega Gubitosa, che per il suo Mamma ha un’associazione per editore. «L’associazione Altrainformazione ha investito in Mamma, e ha iniziato anche a promuovere alcuni libri comeResistenza precaria» racconta Gubitosa. Il volume raccoglie le storie di un operaio, Nicola, che vive tra precariato, migranti, degrado sociale e morti bianche. «Il fumetto è già molto diffuso per l’editoria con il racconto delle biografie, ma io vedo un grande futuro nella manualistica.Prendi un libro di 300 pagine, dai contenuti indigeribili, e lo trasformi in un fumetto». Una contaminazione di generi dunque, che mischia testo, grafica, fumetti e video, e che coinvolge anche le nuove tecnologie come gli smartphone che hanno aperto molte possibilità di interazione. «Si diffondono sempre più i Qr code che se inquadrati danno accesso a contenuti multimediali, video, o clip animate dedicate ad approfondire quanto scritto» conclude Gubitosa. Che non esclude che, come al Pulitzer, il prossimo vincitore del premio Ilaria Alpi potrebbe essere un comic journalist.
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