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L'iniqua legge di stabilità del Governo

Pensieri in Economia

Dicono di aver abbassato le tasse per la maggioranza dei contribuenti, ma non è vero. La pressione fiscale sale ancora.
25 ottobre 2012 - Pierstefano DURANTINI (Fotogiornalista Freelance)

Il Consiglio dei Ministri svoltosi nella notte tra il 9 e 10 ottobre, ha messo mano, all’interno della legge di stabilità, al sistema fiscale nazionale, abbassando le aliquote Irpef. Infatti il Governo ha approvato il taglio di un punto delle prime due aliquote dell’Irpef, che scenderanno quindi rispettivamente dal 23 al 22% e dal 27 al 26%, evviva! Giubilo generale. Secondo le agenzie il tecnicissimo Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Monti, nella ormai consueta conferenza stampa notturna dichiara: «…possiamo cominciare a vedere e toccare con mano che la disciplina di bilancio paga, conviene. La nostra disciplina ci ha consentito di non inseguire il peggioramento della congiuntura con aumenti di tasse, come è avvenuto in altri Paesi……abbiamo dato un chiaro segnale che quando ci sono segni di stabilizzazione ci si può permettere lievi sollievi. Speriamo che gli italiani vedano in questa decisione, che non è una modificazione di rotta, che questa rotta ha un senso.». Ah si! E vediamola allora questa rotta, così illuminata e piena di senso:

 
- le due aliquote Irpef e cioè la prima, quella tra la no tax area e i 15.000 €, nonché la successiva, quella fino a 28.000 €, effettivamente scenderanno dal 2013 di un punto percentuale. Secondo il centro studi della Cisl si tratta di un guadagno, per chi ha un reddito oltre i 15.000 €, che va da uno a 280 € circa in meno di imposta da pagare durante l’anno. È assodato che chi si trova nella fascia della no tax area, cioè tutti coloro che hanno un reddito sotto i 15.000 €, non avranno alcun beneficio, perché già non pagano tasse vista l’esiguità del loro reddito;

 
- questi soggetti invece, e si tratta dei più poveri non dimentichiamolo, subiranno, e non poco, l’altra geniale operazione della manovra finanziaria che consiste nell’aumento di un punto percentuale, dal primo luglio 2013, dell’IVA per le aliquote del 10% e 21%, che passeranno rispettivamente all’11 e 22%. Attenzione, se la seconda aliquota viene utilizzata sui cosiddetti beni voluttuari, quella dell’11% viene applicata oltre che sulle tariffe alberghiere e nell’edilizia anche ad alcuni beni alimentari. Inoltre, come tutte le imposte indirette, colpisce i beni di consumo e quindi va a discapito di tutti e, non essendo progressiva come l’Irpef, è molto più pesante per i poveri rispetto a coloro che hanno redditi alti. Insomma è un’imposta molto efficiente per lo Stato, ma sicuramente molto iniqua per i cittadini. Inoltre l’aumento delle aliquote IVA è visto come il fumo negli occhi dai negozianti, già duramente colpiti dalla recessione, perché i loro clienti vedranno lievitare i prezzi al dettaglio e quindi saranno meno propensi all’acquisto, anzi daranno la colpa ai commercianti di questo aumento, dimenticandosi presto della tecnicissima manovra del Governo. Secondo uno studio di Confcommercio alle famiglie italiane saranno restituiti 5 miliardi di Irpef, ma con l’aumento dell’IVA saranno tolti loro 7 miliardi, è superfluo commentare; 

 

- per non parlare del tetto di 3.000 € alle detrazioni fiscali e una franchigia di 250 € per agevolazioni e deduzioni. Praticamente si va a colpire proprio quei contribuenti cui si è appena tagliata l’Irpef, evviva i tecnici! mica la fanno, loro, la patrimoniale;

 
- ma non è finita qui, nel pubblico impiego per il biennio 2013 – 2014 non sarà erogata l’indennità di vacanza contrattuale. Quindi oltre il danno la beffa, non solo non si rinnovano i contratti, già bloccati fino al 2015, e alcuni scaduti addirittura nel decennio precedente, ma viene pure tagliata la somma che veniva calcolata sull’inflazione programmata e che appesantiva un poco la busta paga annuale di circa 90 € in media;

 
- come al solito si taglia alle regioni, 2,2 miliardi all’anno e alla Sanità, altri 600 milioni e il Welfare State diviene un remoto ricordo di studi economici giovanili;

 
- saranno poi soggette all’Irpef le pensioni di guerra e quelle di invalidità, quindi se ancora non è chiaro da che parte sta il Governo, tra ricchi e poveri, anzi tra forti e deboli, ecco che arriva il dimezzamento dei rimborsi in busta paga per coloro che assistono familiari disabili. Cioè chi si avvale dei tre giorni di congedo straordinario, concessi a quei lavoratori dipendenti che godono della legge 104 del 1983 per assistere familiari con handicap grave. Essi avranno la paga a metà per quei tre giorni mensili di assenza dal lavoro, tranne che non si assista un figlio o un coniuge. Alla luce di ciò è forse più comprensibile l’atteggiamento di quell’esponente del pdl, tal Antonio Piazza, presidente dell’Azienda Lombarda Edilizia Residenziale di Lecco che pochi giorni fa, dopo esser stato costretto dalla Polizia Locale a spostare la sua Jaguar da un parcheggio riservato alla sosta delle vetture dei portatori di handicap, si è vendicato bucando due pneumatici all’auto del disabile. Sarà un tecnico pure lui o è solo un ispiratore delle geniali trovate del Governo Monti?

 
- ma non ci sono solo tagli, infatti resta confermata la fondamentale linea ferroviaria alta velocità Torino - Lione, 790 milioni di euro. Inoltre bisognerà trovare pure le risorse per pagare le penali per la mancata realizzazione del ponte sullo stretto di Messina, 300 milioni di euro. Ma chiederli a colui che l’aveva promesso e promosso non è proprio possibile? Non ci sono problemi, perché i fondi per queste spese così come per gli esodati si troveranno grazie all’appena approvata Tobin tax, anche se appare poco chiaro, visto che la tassazione sulle transazioni finanziarie, richiesta inutilmente per circa tre lustri da movimenti no-global come Attac, è una tassa approvata a livello comunitario i cui introiti dovrebbero andare direttamente a Bruxelles.
Insomma prima avevamo un Presidente del Consiglio che prometteva milioni di posti di lavoro e tagli delle tasse per tutti, ora abbiamo i tecnici, coordinati dall’ex rettore e attuale presidente dell’Università Bocconi, nota Università a libero accesso per tutti, ma la musica pare non cambi mai. Infatti, prima c’era quello diversamente alto, che tra una barzelletta e una gaffe proponeva le misure di finanza creativa del suo ministro dell’economia, quel fiscalista che ora disconosce il suo capo e vuol fare un partito tutto suo, ora invece abbiamo il fior fiore dell’intellighenzia italica, i professori che ci propongono l’operazione “cieli bui”, cioè lo spegnimento o affievolimento dell’illuminazione pubblica nelle ore notturne (si, c’è anche questa nella legge di stabilità, ahinoi!), come se i lampioni li avessero inventati per il giorno, i piloni del resto fanno arredo urbano, mica luce di notte.

 
Ma dove li siamo andati a prendere questi cosiddetti tecnici? È un anno che ci dicono che la situazione è difficile e quindi servono manovre bastone e carota, e va bene, siamo pronti, faremo la nostra parte. Ma se abbiamo ben compreso che il bastone fa male e quindi è la parte negativa dell’operazione, siamo sicuri che della carota questi professori non ne stiano facendo un uso, diciamo così, non convenzionale? A me ricorda tanto un cetriolo!

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