All'armi! Siam fascisti
- All’armi! Siam fascisti -
di Paolo De Gregorio, 27 agosto 2012
Bersani ha perso la testa! Ha dato una visibilità enorme a Grillo e al suo movimento politico, in una fase in cui tutti i media a reti unificate avevano steso un velo di silenzio.
Come al solito, si è sviluppato un dibattito infinito e confusionario sulla etichetta di “fascisti” data da Bersani al M5S.
Ma la cosa è semplicissima: nel PD si sono accorti che l’unico che gli può togliere voti è Grillo, e che lo stesso Bersani sarebbe spazzato via, insieme a tutti i vecchi politicanti, dalla proposta di legge del M5S di non essere rieleggibili dopo due legislature (retroattivo), che il M5S è l’unica organizzazione politica in Italia che ha messo per scritto e a disposizione di tutti in Rete il suo programma politico. Piuttosto che discutere di questo programma è meglio demonizzare l’avversario ed insultarlo, come nella migliore tradizione catto-paracul-comunista.
Dopo aver, per molti mesi, affibbiato inutilmente l’etichetta di antipolitica, e resesi conto, con un certo ritardo mentale, che si trattava dell’unico movimento organizzato che, dopo averne discusso con i suoi iscritti, ha stilato un programma e l’ha messo ai voti, dando una lezione di democrazia a tutti, ecco arrivare all’arma estrema: “FASCISTI”, credendo che questa tecnica, variamente collaudata negli anni passati, possa ancora funzionare.
Quella di Bersani mi sembra una mossa disperata, segno di estrema debolezza, che taglia i ponti verso qualsiasi rinnovamento e oggettivamente apre alle forze politiche più retrive e conservatrici con cui condivide l’appoggio al governo Monti, per continuare a governare insieme, in nome di una emergenza e di una crisi che non finiranno mai.
Gli elettori del PD devono rendersi conto che finora hanno votato un partito diviso, con dirigenti inamovibili, incapace di rinnovarsi, bloccato politicamente dalla componente cattolica, dalla rivalità tra D’Alema e Veltroni, che accetta finanziamenti dall’Ilva (98.000 euro) senza spiegare il perché, che ha rinnegato la sinistra ed è oggi pienamente centrista, che non mette in discussione il monopolio delle TV, né la responsabilità del capitalismo nella crisi strutturale che viviamo, e va per questo abbandonato senza rimpianti.
Paolo De Gregorio
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