Il fine ultimo delle dottrine esoteriche
Il fine ultimo delle dottrine esoteriche
Il prototipo delle concezioni esoteriche è il Mein Kampf di Hitler. In un certo senso il Mein Kampf rappresenta una sorta di “bibbia” contemporanea per i suoi epigoni. Senza correre il rischio di esagerare si potrebbe definire come il “testo sacro” dei fanatici del complottismo, il “manuale” teorico e pratico, la principale fonte d’ispirazione a cui attingono le più assurde dietrologie esoteriche di provenienza nazista, o cripto-nazista.
La dottrina hitleriana era ossessionata dalla propaganda mistica incentrata sulla teoria del complotto ebraico per il dominio del mondo (gli Illuminati). L’ipotesi esoterica della cospirazione giudaica discende dalle opere di Alfred Rosenberg, l’ideologo ufficiale del nazismo. Il quale era convinto di rinvenire prove a favore delle sue idee nei famosi Protocolli di Sion. Non a caso Hitler (e parte dell’élite nazista) nutriva una passione viscerale per l’occulto, l’astrologia, l’alchimia (gli stessi colori ufficiali del vessillo nazista sono i colori sacri dell’alchimia: nero, rosso e bianco), la magia, il paranormale.
Al di là delle visioni mistiche e deliranti di Hitler e Rosenberg, il fascino delle dottrine esoteriche si spiega in virtù dell’ingenuità semplicistica, del conservatorismo farisaico e forcaiolo, nella misura in cui offrono all’immaginario collettivo un rassicurante capro espiatorio identificabile in “cospiratori” che agiscono per corrompere e dominare il sistema, che siano gli Ebrei piuttosto che i massoni, o gli untori di manzoniana memoria.
In materia di complotti e trame segrete la storia offre numerosi esempi di congiure, cospirazioni, tradimenti, sin dai tempi degli antichi imperatori romani, dall’assassinio di Giulio Cesare ad episodi più recenti, dai casi emblematici di regicidio ai tentativi orditi e falliti contro lo stesso Hitler, ma le trame “oscure” del potere non sono riducibili a vicende che servono solo a mistificare e banalizzare la narrazione storica sul potere. La cui natura è più articolata e complessa di quanto le dietrologie lascino supporre. Il potere capitalistico, si pensi al sistema delle grandi banche d’affari, delle multinazionali, delle agenzie di rating, delle società assicurative, dei comitati d’affari che fanno capo all’alta finanza, a prescindere dai singoli nomi e da ogni facile narrazione esoterica, è un’entità impersonale estremamente complessa e difficilmente identificabile in una sola, “onnipotente” personalità, o in un blocco coeso di individui criminali e privi di scrupoli, né si può rappresentare come un’associazione segreta e cospirativa a livello mondiale, come si tende a fantasticare nell’immaginario collettivo.
Il fine ultimo di queste dietrologie è camuffare o mistificare la reale natura delle crisi capitaliste, e di questa in particolare, per non scaricare le colpe sul sistema. Il quale, a seguire queste teorie fino in fondo, potrebbe funzionare se non fosse corrotto o sabotato da presunti cospiratori e congiure ebraiche piuttosto che massoniche, o di altra origine. Simili congetture sono pericolose poiché distolgono l’attenzione dalle vere cause della crisi, che sono irrisolvibili nel quadro capitalistico. Il capitale cosmopolita è un’entità anonima. Se è giusto parlare di capitale finanziario mondiale, osservando il complesso dei fenomeni e le loro interdipendenze, ciò non presuppone un disegno cospirativo unitario, come immaginava Hitler. E come sostengono i suoi epigoni sparsi, di ieri e oggi.
Il sottoscritto non nega l’esistenza in Italia e in Grecia del regime dei banchieri, di tecnocrati quali Monti o Draghi, che sono funzionari del capitale finanziario. Sin dal primo momento mi sono impegnato per denunciare pubblicamente, con vari articoli, la natura autoritaria di questi regimi. Tuttavia, malgrado il salto di qualità compiuto sul piano strategico dal capitale finanziario, un’entità anonima che si incarna in figure che fanno capo alle grandi banche d’affari, alla BCE, al FMI, alle agenzie di rating ecc., ciò non mi impedisce di andare oltre questa elementare evidenza che nessuno è così sciocco da negare, poiché esiste un regime dei banchieri che si è insediato al vertice delle gerarchie statali in Italia e in Grecia.
Quello che fino a ieri era un potere “occulto” che agiva “dietro le quinte” (uso una terminologia cara ai complottisti), oggi è uscito allo scoperto, perciò nessuno, tranne chi è cieco o in malafede, osa negarne l’esistenza. Ma la struttura del potere capitalistico è molto più estesa, articolata e profonda di quanto sembri e di quanto gli ottusi simpatizzanti di dietrologie vogliono far credere. Ed è inutile ripetersi in merito alla natura impersonale e cosmopolita del capitale finanziario.
Il punto critico dell’analisi da elaborare è la proletarizzazione massiva che porta alla miseria diffusa, ma questa è l’irreversibile conseguenza del dominio del capitale finanziario che non è immaginabile come una congiura. Il problema è capire se di fronte all’insorgere delle proteste popolari, il complesso del capitale finanziario è in grado di coordinarsi o se una iniziativa forte del proletariato può accentuarne le divisioni interne.
Se si trattasse di un assetto cospirativo unitario la domanda non avrebbe senso e, per vincerlo, servirebbe allearsi con alcuni settori della borghesia. In tal senso occorre sottolineare quella che è l’implicazione pratica più significativa dell’intero discorso, portando alle estreme conseguenze il sillogismo implicito nelle dietrologie esoteriche: se il potere del capitale finanziario fosse una struttura monolitica, priva cioè di contraddizioni interne, un centro cospirativo e settario, come pretendono di credere e farci credere i fautori di tali concezioni, temo che quel potere sarebbe inviolabile e non esisterebbero possibilità di salvezza per il genere umano. Per cui converrebbe rassegnarsi all’impotenza.
E’ questa la conseguenza finale, ovviamente implicita, che scaturisce dal ragionamento insito nelle dietrologie esoteriche oggi nuovamente in voga.
Lucio Garofalo
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