Son tornati gli anni di piombo!
Quanto di meno campato per aria.
Altro che secche smentite dei sindacati o pelosi distinguo dall’agitato mondo dei movimenti.
Il pericolo paventato dal ministro Maurizio Sacconi di un ritorno agli anni di piombo risulta più che mai attuale se non addirittura incombente ad ogni ora che passa.
A renderlo altamente probabile non c’è solo l’indiscutibile contesto socio-politico di tensioni irrisolte e risposte inadeguate che negli ultimi tempi attanaglia l’Italia, bensì inequivocabili intercettazioni finite nelle mani dell’esponente del governo.
Le tanto vituperate intercettazioni che per una volta, purtroppo, confermerebbero le più losche previsioni del ministro del Lavoro.
Tra le preoccupanti dichiarazioni al vaglio delle forze dell’ordine una particolarmente difficile da decifrare in quanto farfugliata al telefono in tono catarroso da un black block attento a non farsi capire dagli eventuali poliziotti in ascolto. Una scrupolosa pulitura del nastro da suoni gutturali e interiezioni biascicate che lo caratterizzavano ha reso infine quanto mai lampante la portata sovversiva del messaggio: “Io il Tricolore lo uso per pulirmi il culo”.
Da far tremare le vene ai polsi il contenuto di un altro ascolto telefonico in cui il terrorista in nuce, presumibilmente un omone nordico come desunto dalla voce cavernosa e dai numerosi riferimenti alla civiltà della polenta (ipse dixit), espone con fare baldanzoso a tratti compiaciuto il suo parere sulle fregnacce ideologiche di Anders Behring Breivik, meglio noto come l’autore della strage di Oslo: “Le idee sono buone, alcune ottime. Questo tipo di società è criminogeno. Certe situazioni di disagio e di insofferenza è inevitabile che sfocino in tragedia”.
Ma la madre di tutte le intercettazioni, riconducibile a un infoiato di prim’ordine in ragione dei prolungati ansimi a inizio e fine conversazione, è quella attribuita a colui che è da ritenersi il capo dei rivoltosi vista l’acrimonia delle minacce e la lucidità criminale: “Portiamo in piazza milioni di persone, facciamo fuori il palazzo di giustizia di Milano, assediamo la Repubblica”.
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