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Il potere delle parole e dello sberleffo mette in subbuglio il sistema mediapolitico

Anche noi con Paolini: Berlusconi usa la pompetta !

Forti coi deboli e deboli con i forti. A Milano la diffamatrice Moratti circola liberamente con tutti gli onori, ma dire "Berlusconi usa la pompetta" e bruciarne una foto in diretta è sufficiente per farsi sbattere fuori dalla città con un foglio di via dall'inconfondibile retrogusto fascista.
20 agosto 2011 - Ulisse Acquaviva

Gabriele Paolini brucia la foto di Berlusconi a Milano

Fino a ieri per me Gabriele Paolini era un simpatico mattacchione, ma da oggi lo considero un martire della libertà. Con quattro parole è riuscito a dimostrare che dietro la Milano arancione di Pisapia si nasconde ancora la Milano nera del Cavaliere. 

In questi giorni Umberto Bossi annunciava che l'ora della Padania era sempre più vicina, ma lui è dalla parte giusta, e non verrà di certo indagato per eversione come meriterebbe. Paolini, invece, per le sue azioni di situazionismo che di certo non ci mettono a rischio di guerra civile, ha ricevuto un "foglio di via" dal retrogusto fascista che gli proibisce di mettere piede a Milano per anni. 

La Moratti ha mentito e diffamato in diretta televisiva per rubare voti ai benpensanti, ma nessuno ha mai pensato di cacciarla via. Paolini ha la sola colpa di non avere tv compiacenti che gli danno spazio, il diritto parola in Tv deve conquistarselo ogni volta con fatica, e quindi viene cacciato via come persone non gradita.
Chissà come mai in un mondo dove spararle grosse è la norma le sue sparate sono le uniche che danno fastidio in TV. Forse perché danno fastidio anche "alla" Tv?

L'accusa è quella di "oltraggio e vilipendio della Repubblica e delle istituzioni costituzionali", come se il motto del Re Sole "Lo Stato sono io" valesse ancora ai giorni nostri, consentendo di dire alle autorità che la Repubblica italiana è Berlusconi e bruciare la sua foto è come bruciare un tricolore.

L'azione di Paolini dimostra quello di cui noi siamo convinti da sempre: la forza della satira e dello sberleffo è un potere che supera quello di tutti gli eserciti, non ha bisogno di grandi masse  spersonalizzate per entrare in azione, può trasformare la voce di un singolo cittadino in un incomparabile spauracchio per il potere.

La Tv ci rompe le scatole da mezzo secolo, è il momento di rompere le scatole alla Tv. E allora in coerenza con quello che predichiamo a livello editoriale, dove auspichiamo la nascita di migliaia di riviste libere contro la stampa di massa, anche per le strade ci auguriamo che nascano "10, 100, 1000 Paolini!".

Lo abbiamo voluto sentire al telefono, e Paolini si è rivelato una persona molto più intelligente e preparata di quello che lo show business gli consente di dimostrare. Peccato che la registrazione sia andata persa, succede quando registri intervista con mezzi di fortuna, e di questo chiediamo scusa a Gabriele. Tutte le cose che ci ha raccontato meritavano davvero di essere pubblicate, e speriamo che qualcuno meno maldestro di noi prima o poi decida di scrivere la biografia di questo ragazzo, che ha avuto il cuore e il coraggio di regalare un preservativo perfino a Papa Woityla.

Oltre ad averci spiegato di voler presentare ricorso contro il foglio di via appena ricevuto, Gabriele ci ha rivelato alcune delle sue tecniche segrete di situazionista mediatico, come la pagina 104 del televideo, dove sono segnalati ogni giorno tutti gli appuntamenti che contano per l'informazione, oppure gli agganci con le "talpe" delle emittenti televisive, che spesso e volentieri gli danno delle "dritte" e lo sguinzagliano di proposito per disturbare i collegamenti, magari per fare un dispetto ad un collega o produrre a basso costo materiali con cui riempire i palinsesti.

"Al di là dell'urlo c'è una persona, c'è un cuore, e il quadro di Munch [l'urlo, Ndr] mi rappresenta perfettamente". Ci ha raccontato Gabriele. "Non è facile fare per 16 anni quello che io ho fatto da solo, senza appoggi e senza immunità parlamentare". 

Sia come sia, quello che è certo è che Gabriele non ha voluto farsi arruolare da nessuna "cricca", anche quando avrebbe potuto "sistemarsi" grazie alla sua notorietà di personaggio televisivo, e ha sempre pagato in prima persona il prezzo delle proprie scelte. "Le spese legali costano ogni anno decine di migliaia di euro - ci racconta - ma finora non ho fatto nemmeno un'ora di galera".

Anche chi non e' d'accordo con le sue modalità di azione o con le sue idee, deve riconoscere a Paolini il coraggio di esprimerle. Un coraggio che di questi tempi è sempre più raro.

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