Dissociazioni (mentali)
Questa volta quel gianburrasca d’un Borghezio deve averla sparata davvero grossa se addirittura è stata l’intera classe dirigente della Lega, nessuno escluso, a prenderne le distanze.
La frase incriminata è quella proferita dall’eurodeputato del Carroccio a massacro di Oslo ancora caldo allorché il nostro si sarebbe così candidamente espresso: «Il 100% delle idee di Breivik (pluriomicida reoconfesso dell’uccisione finora accertata di 76 persone - ndr) sono buone, talvolta ottime».
Clamore e scandalo nel mondo politico nostrano a partire proprio dal partito col Sole delle Alpi che si è anzitutto espresso per voce del ministro Calderoli subito avvinghiato da una selva di microfoni: «Le considerazioni espresse da Borghezio sono sue farneticazioni personali. È come se un politico di un paese indossasse irresponsabilmente una maglietta offensiva nei confronti dei sentimenti e dei valori di un altro popolo. ’Mbè, che c’avete tutti da guardare?».
A rendere più credibile la condanna della Lega c’ha pensato Roberto Castelli ai microfoni di Radio Padania nel corso del simposio pomeridiano di dibattito e confronto dal suggestivo titolo Dagli all’untore!. Il sottosegretario si è infatti dissociato nettamente dalle parole del suo collega, tenendo a precisare che «l’errore di Borghezio è stato quello di voler applicare al caso italiano idee maturate in contesti così diversi dal nostro. Ma ve lo immaginate ad esempio un romano vincere la sua connaturata pelandraggine e tirare in piedi un ambaradan come quello successo in Norvegia. Aaah, io non ce lo vedo proprio. Secondo me, già al momento di indossare la muta da sub, il terrone di turno si stuferebbe dopo la prima gamba infilata e tornerebbe a poltrire metà svestito all’ombra dei platani di Villa Borghese».
Immediata la doverosa precisazione di Speroni a mezzo stampa: «Se poi ’sto romano fosse anche frocio, perderebbe tempo a scegliere lo smalto giusto in abbinamento col colore delle pinne».
Per portare un po’ di ordine tra le ambigue dichiarazioni degli esponenti del Carroccio è dovuto intervenire il leader carismatico Umberto Bossi. Affiancato dal figlio Renzo in occasione di una conferenza stampa appositamente convocata, il Senatùr si è lasciato andare a uno sbiascicato «Ci scusiamo con Oslo…», cui ha fatto seguito un vigoroso scappellotto al figlio che si era improvvisamente imbambolato al momento di pronunciare le ultime distensive parole a nome di tutto il partito: «…e speriamo che il signor Oslo accetti le nostre scuse».
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