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Scovate le ragioni dell’ondivaga posizione leghista in merito all’arresto dell’onorevole Papa

Duri e spergiuri

Dietro i tentennamenti di Umberto Bossi nessun annebbiamento in termini di strategia politica bensì banali problemi di comunicazione all’interno del partito
19 luglio 2011 - Rouge (sogna un passato migliore)
Fonte: Ufficio stampa di via Bellerio a Milano - 19 luglio 2011

Finalmente spiegate le improvvise retromarce che hanno spinto negli ultimi giorni il Senatùr a cambiare più volte idea sull’arresto del parlamentare del Pdl Alfonso Papa.
L’apparentemente contraddittoria serie di sì, no, sì e poi ancora no pronunciato a nome della Lega in merito alla richiesta di carcerazione del deputato della maggioranza trova una giustificazione nella confusionaria rassegna stampa che avviene ogni mattina nella sede del Carroccio.
A quanto pare sarebbe infatti l’imberbe Renzo Bossi, figlio d’arte nonché enfant prodige dell’arcipelago politico leghista, a occuparsi della lettura dei giornali e del vaglio delle notizie da riferire al padre affinché questi, in men che non si dica, sancisca perentoriamente la linea del partito.
Il nostro Trota però, sin dai tempi della scuola, non ha mai brillato in fatto di memorizzazione di nomi e vocaboli ed ecco spiegato quanto successo nei giorni addietro:

venerdì 15 luglio
Renzo, in corridoio, per la precisione dietro la porta dell’ufficio del padre che ha provato inutilmente a spingere nonostante ci fosse scritto TIRARE: «Papà, papà: i pm di Napoli hanno chiesto la carcerazione di Pupo!».
Il Senatùr: «Era ora che la magistratura si accanisse contro uno dei responsabili di quella melensa canzonetta sanremese sull’Italia unita! La Lega si esprimerà favorevolmente perché quell’ugola da strapazzo venga messa a tacere».

sabato 16 luglio
Renzo, in corridoio, per la precisione dietro la porta dell’ufficio del padre che ha provato inutilmente ad aprire nonostante qualcuno avesse sbianchettato per lui la scritta TIRARE e ci avesse scritto sopra SPINGERE: «Papà, papà: i pm di Napoli hanno chiesto la carcerazione di Pepi!».
Il Senatùr: «Sei sicuro? Vogliono mettere al gabbio l’allegro beone che intrattiene tutti noi sul sacro prato di Pontida? Solo perché l’ultima volta ha ruttato a monosillabi l’intero inno di Mameli con tanto di pernacchia finale? La Lega impedirà che venga violata la libertà d’espressione dei Padani».

domenica 17 luglio
Renzo, sempre in corridoio, nonostante avesse premurosamente eseguito quanto riportato sulla scritta della porta (peccato fosse quella dello sgabuzzino chiuso a chiave a fianco dell’ufficio del padre): «Papà, papà: i pm di Napoli hanno chiesto la carcerazione di Papi!».
Il Senatùr: «Era ora che la magistratura si accanisse contro uno dei presentatori più volgari e diseducativi della tv italiana. Pensa che di fronte ad alcune puntate della Pupa e il Secchione, ho preferito convocare d’urgenza Borghezio e Calderoli per parlare del materialismo dialettico di matrice hegeliana. La Lega darà il suo consenso affinché l’arresto abbia luogo».

lunedì 18 luglio
Renzo, in viva voce dopo aver definitivamente rinunciato ad aprire la porta dell’ufficio del padre: «Papà, papà: i pm di Napoli hanno chiesto la carcerazione di Popeye!».
Il Senatùr: «Maledetti magistrati! Devono aver capito la metafora della Padania forte e indipendente dietro gli spinaci verdi ingurgitati da Braccio di Ferro per opporsi all’asfissiante centralismo di quella carogna di Bruto. La Lega si opporrà alla carcerazione di un eroe della causa secessionista».
Renzo: «Papà, ma Popeye non esiste! ».
Il Senatùr: «Perché: la Padania sì?».

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