tu quoque, Vendola!
- tu quoque, Vendola! –
di Paolo De Gregorio, 29 giugno 2011
La prima cosa che dovrebbe fare Vendola, prima di parlare di primarie in competizione con i candidati del centro-sinistra, sarebbe quella, elementare, di farci capire la reale collocazione dei tre partiti che lo compongono.
Infatti, nessuno precisa, una volta per tutte, ciò che è evidente alle persone semplicemente oneste e con un elementare buonsenso.
Il PD è un partito di centro, di rito Dalemiano, che aspira a fare affari con il terzo polo di Casini e soci, fino a ieri a favore del nucleare e della privatizzazione dell’acqua, sottoscrive i diktat di Marchionne, è a favore della TAV, non mette in discussione nulla della politica estera atlantica, è appiattito sulle convenienze della Confindustria e delle logiche capitaliste in genere, non auspica la distruzione dei monopoli mediatici, e sta nella RAI come socio spartitore dell’ex servizio pubblico, oggi degenerato in servizio ai partiti politici.
Di Pietro è in piena svolta centrista e parla di primarie “ma senza candidati alla Vendola” che, tradotto, significa che preferisce fare l’occhiolino al popolo di destra in uscita dal PDL, e comunque non può essere il suo IDV considerato un partito di sinistra.
Ammesso e non concesso che Vendola rappresenti la “sinistra”, l’impressione è quella che egli sarebbe pronto ad una alleanza con questi partiti, in cambio di qualche concessione.
E’ doveroso ricordare a Vendola il catastrofico errore che fece Rifondazione Comunista quando appoggiò il governo Prodi, non riuscendo ad ottenere nulla, deludendo fino al punto di sparire dal Parlamento, e questa lezione della storia dovrebbe essere “magistra vitae” per l’avventura Vendoliana.
Invece di pensare al nuovo governo, vi è oggi in Italia uno spazio immenso per i protagonisti delle vittorie amministrative e referendarie che, se riuscissero a trovare un programma in comune, con pochi punti, farebbero invecchiare di colpo tutti i partiti, indicherebbero nuovi dirigenti, nuove regole e soprattutto FARE DA SOLI (parole di Travaglio), e considerare l’attuale Centro una controparte da incalzare, e non futuri alleati.
Dare a questi partiti (IDV e PD) l’alibi di costituire il centro-sinistra italiano è un imbroglio, tanto quanto è un imbroglio parlare di centro-destra, dove è evidente che si tratta di una destra becera, piduista, di malaffare, in cui sfido chiunque a dirmi chi è di Centro, visto che le decisioni del partito le prende una persona sola, e la Lega è un partito secessionista contro la Costituzione.
Ricordo a Vendola che il PCI, quando era comunista e si basava sulle masse e il radicamento sul territorio, otteneva grandi risultati anche dalla opposizione, e dunque la storia ci insegna che la via maestra è quella di uscire dai salotti televisivi e tornare tra la gente e fare le cose dal basso partendo dai bisogni oggi palpabili.
Iniziative su precariato, salario sociale di disoccupazione, nuova legge elettorale, fine del finanziamento pubblico dei partiti, fine del finanziamento ai giornali, regole come quella che nessuno può essere rieletto dopo aver compiuto 2 legislature, referendum propositivo, ritorno della RAI a “servizio pubblico”, con i cittadini che pagano il canone e votano il direttore generale con ogni potere, sarebbero una bella piattaforma per farsi conoscere e chiedere l’adesione di grandi masse, pensando ai 27 milioni di cittadini che hanno votato contro provvedimenti di un governo in carica.
Bisogna avere il coraggio e la determinazione di percorrere questa strada, abbandonando i partiti centristi al loro destino di declino, opportunismo, irrilevanza di fronte al potere economico.
Bertinotti fu cancellato da Prodi. La stessa fine la farà Vendola con Bersani se non impara la lezione.
Paolo De Gregorio
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