Luce sul delitto dell’Olgettina
Casinò-bordello di Lampedusa, 1 aprile 2031
Un luogo insolito quello scelto dal reo confesso per annunciare di fronte ai giornalisti e quindi a milioni di Italiani la propria responsabilità nell’efferato sopruso perpetrato ai danni del Paese esattamente vent’anni prima.
Correva l’anno 2011 quando il nostro, che chiameremo precauzionalmente Silvio B. in attesa dell’accertamento giudiziario dei fatti, aveva improvvisamente abbandonato le assi della ribalta e si era ritirato nell’isolotto siciliano per dedicarsi allo sport che ancora oggi funge da polo di attrazione per migliaia di appassionati da tutto il mondo: il GPT (Golf di Permanenza Temporanea).
«Mi volevo togliere un peso che portavo dentro di me da tempo immemore: sono stato io ad uccidere la morale pubblica». Queste le prime parole di Silvio B. che, piangendo sincere lacrime di botulino, ha dato sfogo a un macigno ormai troppo ingombrante per poter essere sopportato fino alla fatidica soglia dei 120 anni per quanto debitamente allettati da nugoli di nipotine.
Affranto e preoccupato anzitutto di chiedere scusa «all’Italia e alla Famiglia» (da Palermo han già fatto sapere di avere apprezzato), Silvio B. ha raccontato finalmente la verità sempre negata: «Ricordo solo che ero andato da lei (la Repubblica Italiana, ndr) a chiedere di poterla servire perchè avevo bisogno di salvacondotti».
Con questa confessione finisce allo stesso tempo il turbinio di illazioni e sospetti che per vent’anni aveva accompagnato la vita dell’innocente maggiordomo di casa Italia, il primo ad essere sospettato come si conviene nel più classico dei gialli.
Raggiunto dalla notizia, l’interessato ha preferito trincerarsi dietro un secco «No comment» e tornare immediatamente alla registrazione della puntata di Porta a Porta col plastico immacolato e sberluccicante del delitto dell’Olgettina.
Se vuoi sostenere questo sito, Richiedi uno dei nostri libri e combatti con noi il degrado culturale.
Commenti
Inserisci il tuo commento