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Inside story

"Noi" contro gli "altri": parte la propaganda leghista a Bologna

Nei manifesti sono i migranti che fregano gli italiani, ma poi scopri che il programma è esattamente l'opposto: solo gli italiani residenti a Bologna avranno accesso ai servizi sociali, gli altri tornino a casa loro.
19 marzo 2011 - Ulisse Acquaviva

Il manifesto leghista

Nel rosso feudo bolognese compaiono dei verdi cartelli leghisti. Cinese, zingara, negro e musulmano che bussano al Comune per "case popolari, servizi sociali, asili nido". In coda un vecchietto italiano, tenuto minacciosamente alla larga dal musulmano. Messaggio: gli "altri" vogliono fregare "noi" e passarci davanti. 

Voglio vederci chiaro: per quale ragione i migranti dovrebbero ricevere un trattamento di favore? E allora chiamo il numero sul poster per capire meglio le sperequazioni dei servizi sociali a favore degli stranieri.

Mi risponde un tale Claudio Landi, e gli chiedo se la Lega ha fatto delle rilevazioni sulle politiche sociali a Bologna: "parliamo personalmente, non per telefono, se vuole venire qua a far due chiacchiere più che volentieri".

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Insisto, e chiedo se hanno in mano delle statistiche e se le hanno sul sito internet: "siam pieni di statistiche, sul sito sinceramente non ci ho guardato, ci guardi lei", vado sul sicuro e gli dico che sul sito non c'è niente, come avrò modo di verificare in seguito.

E continuo a domandare: quindi quel manifesto è solo un supporto grafico alla campagna elettorale in corso oppure ci sono dei dati su cui si basa questa comunicazione grafica? Mi interessavano dei dati sulle politiche sociali di Bologna che attestino ciò che il manifesto spiega a livello grafico. "Riferirò a chi di dovere". Quindi adesso non ci sono dati e statistiche in vostro possesso? "Qua in sede non ce li ho, ci saranno sicuramente da qualche parte, venga oggi all'inaugurazione della nostra campagna elettorale". 

Il lancio della campagna elettorale leghista a Bologna

E io ci vado. Una agguerrita Rosy Mauro sostiene il candidato leghista al comune Manes Bernardini, che ribadisce il concetto: "A Bologna, per i servizi sociali e le case popolari prima gli italiani e i bolognesi". Quindi in pratica siamo "noi" che vogliamo fregare gli "altri" passando davanti a gente "estera" anche se ha più titolo di noi.

E allora siccome sono nato in terronia, tanto per essere sicuro gli chiedo chi sono "i bolognesi". "I residenti", mi risponde. E chi ha residenza ma non cittadinanza? "Ovviamente bisogna essere cittadini italiani". E gli italiani non residenti? "Accederanno ai bandi del loro comune di residenza".

Il lancio della campagna elettorale leghista a Bologna: Rosy Mauro e Manes Bernardini

E alla fine ho capito che cosa c'è davvero dietro quel manifesto: alcuni di "noi", italiani e bolognesi, vogliono fregare tutti gli "altri" che vivono nella stessa città, italiani o stranieri che siano. Capisco l'antifona e mi fiondo sul buffet, prima che arrivino "gli altri".

In bocca al lupo a tutti i "bolognesi di fatto" che vivono nella città "Rossa, grassa e dotta", ma purtroppo non vi risiedono (tipo insegnanti precari che non cambiano residenza per non perdere punteggio) o vi risiedono senza avere la cittadinanza italiana (tipo cittadini europei che vengono a lavorare in Italia da altri paesi).

Tornando a casa, ho la netta sensazione di avere avuto davanti gente che l'altro ieri votava PCI, ieri PSI e oggi Lega con l'unico scopo di fare i cazzi propri sempre e comunque.

Il lancio della campagna elettorale leghista a Bologna

Ripenso a quei vecchi tristi col fazzoletto verde al collo, impauriti per il futuro al punto da applaudire discriminazioni assurde pur di non ammettere che il vero problema sono loro, e non gli immigrati che pagano più tasse e contributi dei servizi che effettivamente ricevono.

Se oggi c'è un elettorato geriatrico con tanta voglia di tornare al passato per ritrovare sicurezza, benessere e serenità, la ragione è molto semplice: negli ultimi 40 anni la generazione che mi ha preceduto si è mangiata tutto il paese, ha smesso di fare figli, e quei pochi che ha fatto li ha resi precari e sottomessi ad una casta di anziani inchiodati alle poltrone del potere.

Ma non è facile ammettere di aver rubato il futuro ai propri figli: molto meglio dare la colpa a quelli che ci precedono nell'assegnazione dei servizi sociali del comune, magari perché hanno una famiglia più numerosa della nostra, oppure perché sono più poveri, bisognosi o disagiati. Noi in compenso siamo più bolognesi.

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