la truffa dei costi del nucleare
- la truffa dei costi del nucleare -
di Paolo De Gregorio, 15 marzo 2011
Siamo obbligati a prepararci per il referendum “nucleare sì, nucleare no” e, se si vuole fare una campagna efficace, non bisogna mettersi in mano ai cosiddetti esperti, ma bisogna battere solo su quei punti dove i nuclearisti non sono in grado di dare risposte.
Sulla questione “sicurezza”, malgrado la catastrofe giapponese, possono sempre dire che le moderne centrali, quelle di terza generazione, sono supersicure, ed è impossibile smentirli.
-Sulla questione economica, dove si afferma che il nucleare è competitivo, bisogna pretendere che nel bilancio che fissa il costo del kilowatt prodotto dall’atomo, si comprenda il costo dello smantellamento delle centrali (dopo 40 anni di servizio), il costo dello stoccaggio delle scorie e il costo della custodia per varie migliaia di anni dei siti che ospiteranno questi rifiuti speciali.
Senza queste voci parlare di costi competitivi è una truffa.
-Per quanto riguarda la barzelletta che il nucleare ci dà una parziale indipendenza energetica, ciò è palesemente falso, in quanto il combustibile (l’uranio) proviene da paesi stranieri, è scarso, è soggetto ad esaurimento, il suo prezzo è in continuo aumento. Tutto ciò crea una totale dipendenza, come è oggi per il petrolio e il gas, mentre per le rinnovabili il sole e il vento sono gratis, e a disposizione per qualche miliardo di anni.
-Dobbiamo pretendere di conoscere quale compagnia di assicurazione nazionale o internazionale è disposta ad assicurare questi impianti, cosa assai difficile, ma nel caso si trovasse un istituto disposto, quale sarebbe l’importo, che andrebbe sommato al costo del kilowatt.
Mettiamoci in testa che se dovremo fare una campagna referendaria (da accorpare alle elezioni amministrative) è questo il giusto metodo di parlare a tutti, ai pensionati, alle casalinghe, a quella maggioranza di italiani la cui unica fonte informativa è la Tv, ricordando loro che, sulla nostra bolletta (ben mimetizzata) stiamo già 20 anni pagando una quota che dovrebbe servire a smantellare le vecchie centrali. Una vacca grassa che viene munta, senza, peraltro, aver risolto il problema dello smantellamento e della messa in sicurezza.
Siamo già un paese a rischio nucleare, per la mancata messa in sicurezza delle centrali fermate nel 1987.
La nostra incapacità a risolvere i problemi è già drammatica, non sommiamo problemi a problemi. Le strade alternative ci sono, dalla riduzione degli sprechi, a tetti fotovoltaici su ogni capannone industriale e agricolo, da finanziare con i costi previsti per il nucleare, in modo da avere una reale autosufficienza energetica per tutto il nostro piccolo e medio sistema produttivo.
Paolo De Gregorio
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