Barbarici equivoci
Alla fine l’effetto per i due autorevoli europarlamentari si è rivelato peggiore di ogni più nera aspettativa (nell’accezione politica del colore, naturalmente).
L’improvvisa sortita sull’isolotto di Lampedusa da parte della francese Marine Le Pen del Fronte Nazionale e del leghista Mario Borghezio ha ottenuto infatti un esito opposto rispetto a quello probabilmente auspicato dai due indefessi esponenti dell’oltranzismo islamofobico.
Già il mare in tempesta stava suggerendo agli sventurati naviganti di rinunciare all’italico approdo e invertire quindi le bagnarole per tornarsene sulle coste martoriate del Maghreb, quando la voce metallica di un megafono giungeva sulle note distorte del “Va’ pensiero” alle orecchie incredule dei naufraghi. Come novelli Ulisse richiamati dal canto suadente delle Sirene, così i Nostri si sono lasciati attrarre dalla voce livida e roca di un omone vestito di verde intravisto infervorarsi sull’estraneo litorale al pari di un Nettuno generoso ricettore di sfortunati viandanti. Solo le sonorità gutturali di quella voce cavernosa trattenevano i Nostri dall’accelerare le operazioni di attracco e sbarco, fino al momento in cui una promessa inconfondibile di ospitalità echeggiava con il suo suono dolce tra tanti dittonghi ostili. Quel “Le Pen” scambiato dagli ex coloni francesi per una promessa di ricche libagioni a base di coniglio, ma che in realtà era solo un estratto del ben più articolato pensiero padano in rima baciata: «Siamo qua io e l’onorevole Le Pen a vendicare l’onore di El-Alamein». Troppo tardi perché il corpulento Borghezio, esemplificazione vivente dell’opulenza occidentale, potesse accorgersi dell’equivoco linguistico e porre un freno alla sua tiritera xenofoba: già orde di imbarcazioni barbariche si intravedevano all’orizzonte veleggiare al richiamo dell’invito padano.
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