Emergenza profughi, razzismo e altri orrori
Fa ridere Maroni che solleva l'allarme per "infiltrati di al Qaeda" tra i migranti in fuga dalla Libia e non solo perché dovrebbe mettersi d'accordo con Gheddafi che invece dice che al Qaeda combatte nel paese e vi attira gente. Ancora più ridere fa l'allarme sollevato dal governo italiano sulla costituzione di un "emirato" in Libia che conosce solo Frattini, lui e Frattini sono gli unici al mondo ad aver pronunciato questa sciocchezza, per non parlare di altri aspetti imbarazzanti della crisi. La gente che fugge dalla Libia non è così tanta, si parla di meno di centomila persone, quasi tutti uomini adulti, nessuna emergenza alimentare o sanitaria, nessuna crisi abitativa perché non sono famiglie in fuga dalla guerra, ma semplicemente una massa di disoccupati che all'improvviso se n'è dovuta andare.
Una massa equivalente a quella che si mette in moto in occasione di qualche grande evento sportivo, un numero di persone che abitualmente in Occidente si sposta e rientra a casa nel giro di qualche giorno, se non entro alcune ore, niente di epocale. Tanto più che le invasioni paventate dai terroristi governativi sono impossibili anche nella pratica, non esistendo nemmeno barche e navigli sufficienti per trasferire milioni di africani sulle nostre coste.
Una parte di loro proviene da paesi che non sono in grado di rimpatriarli o di soccorrerli, ma si parla di numeri modesti, che il ricco Occidente potrebbe riportare a casa senza sforzi e senza spese eccessive. Il problema sarà semmai se dalla Libia cominceranno a fuggire in massa i libici per causa di una guerra civile o di persecuzioni politiche, ma per ora non ci sono tracce di un fenomeno del genere. Solo triste propaganda. Nemmeno dalla Tunisia e dall'Egitto sono partite migrazioni di massa a certificare che questi allarme sono solo una rozza manifestazione di terrorismo da parte del governo italiano.
È ancora più triste leggere l'Occidente preoccupato per "l'emergenza profughi" e pensare ai casi recenti di veri esodi di massa. I profughi in fuga dal Sudan, dal Ciad o dalla Repubblica Centrafricana non hanno avuto stampa, nonostante l'ONU abbia provato a mobilitarsi per assisterli, ancora meno quelli iracheni in Siria, quasi due milioni di persone accolte da un paese che conta meno di venti milioni di abitanti.
La Siria ha accolto un numero di profughi iracheni pari al 10% dei suoi abitanti, come se l'Italia ne ospitasse sei milioni, e nessuno se n'è preoccupato e se ne preoccupa, al contrario il governo siriano è presentato tra i cattivi dalla stampa occidentale, nonostante ormai da anni sia ligio alle indicazioni del Dipartimento di Stato. Quante volte avete sentito parlare dei due milioni di iracheni profughi in Siria? Quante volte vi è arrivata all'orecchio la richiesta siriana d'aiuti?
Il governo italiano intanto continua a sostenere la dittatura libica. Il Giornale di Berlusconi continua a pubblicare articoli a sostegno di Gheddafi, anche lettere di lettori che dicono che in Libia non succede niente, anche se poi loro sono scappati lo stesso. In alcuni articoli si accusano addirittura gli USA di voler sovvertire le legalità libica. Il governo italiano -non- ha congelato i beni delle società libiche dei Gheddafi, ma ha avviato un'opera di "ricognizione" limitata ai conti personali del dittatore e dei suoi famigliari. Stesso discorso per il trattato italo-libico. "sospeso" secondo il governo, ma formalmente ancora integro.
Tra i berlusconiani si cerca di deflettere verso altri le accuse per il sostegno a Gheddafi, si prova a dar la colpa ad altri. Hanno cominciato con l'UE, poi con gli Stati Uniti e adesso sono arrivati a Prodi. Che aveva sdoganato il dittatore libico, ma senza farci le orge e senza invitarlo a Roma a predicare la conquista islamica dell'Europa e fare il pieno di escort. Senza considerare che ora al governo Prodi non c'è e che non possono certo essergli addebitate le tragiche buffonate di Frattini e Berlusconi in corso di crisi.
In generale si cerca di delegittimare la rivolta libica e su questa linea si è assestato anche il venezuelano Chavez, che come molti in Sudamerica non ha capito niente di quello che sta accadendo e che come Berlusconi è ora costretto a tener la parte di un "amico" ingombrante come Gheddafi. Anche sedicenti elementi di sinistra hanno scelto di andare su copioni già imparati a memoria e allora via con la teoria delle "rivoluzioni colorate", con l'onnipotenza della CIA e del Mossad che avrebbero organizzato tutto. Tutti insieme appassionatamente, dalla monarchia saudita alla teocrazia egiziana, fino all'Occidente amico delle dittature, tutti impegnati a diffamare chi si rivolta.
Tutti uguali, tutti ugualmente incapaci di decidere se convenga loro difendere ancora lo status quo o assecondare il nuovo potere popolare emergente, tutti gerontocrati sconvolti dall'improvviso scossone a equilibri tanto vantaggiosi da sembrare eterni ed immutabili, tutti vecchi incapaci di cogliere l'evidenza per la quale tutto scorre, gli uomini nascono e muoiono, i tempi cambiano e le idee "sovversive" avanzano e si diffondono anche contro il volere delle elite. Idee che prima o poi rompono gli argini sempre più consunti alzati in tempi che non sono più, per contenere nemici che non esistono più.
Poco importa se al Mossad a momenti licenziano tutti perché non si sono accorti nemmeno di quello che succedeva in Egitto e ancora meno importa di capire che da tempo i servizi americani si occupano di fiction e propaganda, mentre sul campo inanellano un fallimento dietro l'altro. Nel peggiore dei casi si può sempre dar la colpa a Soros. Quasi tutti i commentatori sembrano collusi in questa faccenda, quasi tutti hanno da dare la colpa ad altri, quasi tutti sono contro le rivendicazioni del popoplo libico, proprio com'erano ostili ai rivoltosi egiziani e tunisini. Dall'estrema sinistra all'estrema destra, passando per i diversi "centri", tutti stanno sciacallando le rivolte nordafricane per cercare di trarne qualche utilità politica, anche se misera e anche a costo di comportarsi da miserabili.
In generale aleggia un diffuso atteggiamento razzista. I libici, come gli egiziani e i tunisini, sono considerati poco più di selvaggi, gente in balia dei "poteri forti", del "big complotto", rincoglioniti dall'islamismo radicale o, nel caso dei libici, gente organizzata in "tribù" e incapace di darsi governi democratici. Che poi è il presupposto teorico con il quale l'Occidente ha da sempre giustificato il sostegno a spietate dittature in quei paesi. Meglio un dittatore sostenuto e istruito dall'Occidente che lasciarli fare da soli, non si sa mai cosa gli potrebbe saltare in testa, sarebbero capaci anche di farsi pagare le materie prime a prezzi di mercato, questi selvaggi.
L'Occidente è ancora razzista, a sinistra come a destra. All'Occidente non interessano le opinioni dell'informante nativo, perché i media occidentali hanno a libro-paga centinaia di opinionisti ed esperti pronti a dirci cosa pensano questi beduini e anche cosa succederà. Gli stessi esperti che negli ultimi anni non ne hanno imbroccata una e che, come la CIA e il Mossad, esistono per legittimare ex-post quello che accade. Giustificare, spiegare, disinformare e fare in modo che si vedano e si ricordino il meno possibile i disastri epocali, i fallimenti e i crimini promossi dall'Occidente ai danni dei popoli oppressi.
Già, provate e ripercorrere le notizie degli ultimi due mesi e noterete che si parla di più di quello che potrebbe succedere che dei crimini evidenti contro i quali si ribellano questi popoli, ancora oggi si parla di timore per i cristiani in Egitto nonostante ormai sia venuto alla luce che gli attentati ai cristiani li faceva il governo egiziano, per offrirsi poi come garante della mitica "sicurezza" e giocare con le mani libere a reprimere chiunque protestasse. "Strategia della tensione", famosissima e molto dibattuta, figlia dei manuali americani dedicati alla "controinsorgenza" anticomunista, un grande classico che però è meglio non ricordare in frangenti del genere.
Popoli inferiori, perché se negli USA hanno abolito l'apartheid cinquant'anni fa e in Sudafrica solo molto dopo, ci sono ancora un sacco di occidentali razzisti e molti di più che non sono razzisti, ma che si bevono senza problemi qualsiasi cosa li tranquillizzi sull'inferiorità degli altri popoli e li rassicuri spiegando loro che l'Occidente li bombarda a fin di bene.
Razzismo evidente in frasi come quella del sindaco di Lampedusa, la prima autorit con al quale si rapportano i disperati in fuga dall'Africa via mare: "non voglio essere razzista, ma la carne dei negri puzza anche quando è lavata". Razzisti come quelle dei leghisti dementi che propongono di sparare ai profughi o di internarli in campi di lavoro. Razzismo evidente anche nei media, che titolano “Trappola per l’alpino che portava medicine” e parlano di "assassinio" quando gli afgani attaccano i militari occupanti, ma di "errore" quando i militari occupantifanno stragi di bambini tirando bombe invece delle medicine.
Inutili sono i poverini che si avventurano in analisi geopolitiche raffazzonate o taroccate per tirare acqua a questo o quel mulino. Fino a che l'Occidente non si emanciperà dal cancro razzista il progresso e la giustizia sociale resteranno miraggi, favole che i maestri della propaganda raccontano agli illusi di buon cuore per mandarli a letto senza troppi pensieri.
Inutile pensare di riformare un sistema costruito su questi presupposti fino a che si tollerano i razzisti al governo, fino a che si permette l'uso industriale della menzogna razzista per blandire gli ignoranti e i timorosi, fino a che si concede cittadinanza a una cultura gretta, arrogante e meschina che scarica sugli ultimi le conseguenze delle ruberie e delle incapacità di quanti si arricchiscono nascoti dietro questa montagna di balle.
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