gli juventini rivogliono Moggi
- gli juventini rivogliono Moggi -
di Paolo De Gregorio, 27 febbraio 2011
Questa è una di quelle notizie che ci fanno capire, meglio delle analisi del Censis, quanto sia marcia l’intera società italiana, di quali valori sociali sia portatore il cosiddetto SPORT, e in particolare il più seguito, il calcio.
Il miliardario circo pallonaro oggi sintetizza in sé tutte le degenerazioni sociali i cui messaggi (quelli sì che fanno cultura) sono, che la legge del più forte è quella del denaro, chi ha più soldi infatti vince anche il campionato, che pur di vincere qualunque imbroglio o doping è lecito, e che tutto il sistema serve a due scopi ben distinti: da una parte è una valvola di sfogo per i frustrati delle classi subalterne che si illudono di vincere qualcosa, mentre per i presidenti è uno scenario che gli apre affari e politica.
Gli juventini si devono rassegnare, la crisi della FIAT (fondamentalmente perché fa dei cessi di macchine) è la crisi della JUVENTUS, essa è irreversibile come quella del fu grande TORINO, e monotonamente assistiamo al dominio di Milan e Inter, almeno fino a quando queste squadre avranno dietro gruppi industriali che macinano profitti.
Il “successo sportivo” è tutto qui. Non ha niente a che vedere con lo sport, ma con i bilanci finanziari, perché con i soldi si compra tutto.
Il calcio sarebbe uno sport a cui appassionarsi veramente se avesse le seguenti regole:
-è abolito il mercato e le società sono enti sportivi e non SpA
-ogni società deve scendere in campo solo con i giocatori che produce il suo vivaio e i giocatori sono incedibili
-i soci tesserati e sostenitori sono i soli ad avere diritto di eleggere il presidente e i bilanci devono essere in pareggio, pena l’esclusione dal campionato
-la sicurezza interna agli stadi deve essere garantita da un servizio d’ordine creato con la massima serietà dalla dirigenza della squadra tra i soci più attivi e responsabili.
Così si avrebbe democrazia, autogestione, partecipazione, impegno, sportività, cultura, che fanno una enorme paura a chi vuole continuare con i presidenti padroni e i tifosi sudditi.
Paolo De Gregorio
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