le scemenze di Vendola
- le scemenze di Vendola -
di Paolo De Gregorio, 19 febbraio 2011
Il “Caimano” può dormire sonni tranquilli. Questa “opposizione”, che invece di essere riunita in conclave e uscirne solo dopo aver messo a punto un comune programma con cui chiedere il voto agli elettori, cosa fa?
Mette il carro avanti ai buoi: l’astuto Niki Vendola propone Rosy Bindi come candidata primo ministro, dimenticando che è presidente di un partito spaccato da venti anni che a giorni alterni propone l’alleanza con Casini, poi si inventa un CNL antiberlusconiano esteso a Fini, che un giorno vuole fare le primarie e un altro giorno le rifiuta. Partito in cui convivono allegramente fans di Marchionne, vecchi militanti comunisti, cattolici integralisti.
In questa situazione, dove i tre partiti che dovrebbero costituire l’alternativa a B. (PD, SEL, IDV) non riescono nemmeno a sedersi intorno ad un tavolo, dove peraltro scoprirebbero che il PD è un partito di centro, l’IDV potrebbe stare benissimo nella destra di Fini, e il SEL è una sinistra populista, sociologica e cattolica, basata solo sulla figura di Vendola, ecco la proposta sulla Bindi, maledettamente inopportuna e stupida, che cerca di saltare il problema politico, nascondendo la polvere sotto il tappeto.
E’ veramente scoraggiante accorgersi della situazione reale della presunta opposizione, che condanna disoccupati, precari, studenti,donne,pensionati a rifugiarsi nell’astensione dal voto, nella rassegnazione, nel fatalismo, nel disinteresse.
Eppure la straordinaria partecipazione popolare alle manifestazioni delle donne del 13 febbraio indica una potenzialità, che ormai i vecchi partiti non sono più in grado di raccogliere, che, se si legasse ai bisogni di tutte le categorie delle classi subalterne, potrebbe indicare un vero programma di opposizione, nuovi dirigenti, prospettive nuove.
Dovremmo tutti tener conto di una verità storica: il massimo delle conquiste salariali e normative, in tutta la storia repubblicana, fu ottenuto dalle lotte operaie e studentesche del 1968, con i partiti di “sinistra” che si preoccuparono soprattutto di limitare la spinta rivoluzionaria, insieme al sindacato, nel ruolo di pompiere al servizio del capitalismo.
La “sinistra italiana” ha nel suo DNA la subalternità al capitalismo, come dimostrano chiarissimamente le collaborazioni politiche e sindacali nel demolire le conquiste dello “Statuto dei lavoratori”, fino all’accettazione del precariato e ai diktat di Marchionne, passando per i governi Prodi e D’Alema che non fecero le indispensabili leggi sul “conflitto di interesse”, addirittura legittimando il monopolio mediatico berlusconiano con D’Alema che, visitando la allora Fininvest, la dichiarò “patrimonio degli italiani”.
Certo è dura far passare per essere di sinistra uno che sostiene che un monopolio privato è patrimonio degli italiani, e che se lui fosse stato un operaio avrebbe votato Marchionne e non la Fiom, ma D’Alema è ancora al suo posto, nomina Bersani segretario e nessuno gli chiede conto di 30 anni di cedimenti e di sconfitte.
Abbandonare per sempre questa cricca di infiltrati e traditori dovrebbe essere semplicemente logico e ovvio, e credo che per i padroni avere avuto per 30 anni i Veltroni e i D’Alema a bloccare l’attività della sinistra sia stato un vantaggio enorme, oltre ogni più rosea previsione.
Si deve cominciare a parlare di obiettivi, di cose serie, unificanti, tipo SALARIO SOCIALE per tutti i disoccupati, fine del precariato, nuova legge elettorale che garantisca le preferenze e dichiari ineleggibile chiunque possieda Tv, radio o giornali, annullamento del duopolio RAI-Mediaset che devono mettere sul mercato ciascuno due reti e nessun soggetto può possedere più di una rete a diffusione nazionale, la legge principe contro le cricche che stabilisca che chiunque dopo due legislature è ineleggibile, l’abolizione del Concordato e dell’8 per mille, e, visto che le donne sono più del 50% della popolazione, ogni partito deve destinare ad esse il 50% delle candidature.
La via per entrare in democrazia e uscire dal sultanato mediatico e pretesco è questa.
Nessuno si illuda di poter ottenere qualcosa dagli attuali partiti. Tutti i movimenti che negli anni scorsi hanno provato ad alzare la testa sono spariti perché incapaci di trovare obiettivi veri e unificanti e si sono fatti irretire dai vecchi partiti.
Caro Vendola, proporre in questa situazione Rosy Bindi come soluzione politica è penoso, ci fa vergognare di essere di sinistra e credo che ti lasci senza futuro.
Paolo De Gregorio
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