Brunetta rispondici! Cosa nasconde la Gelmini?
Su Wikipedia alla voce Gelmini (prima che venisse ritoccata) e su vari articoli firmati abbiamo scoperto una sconvolgente verità: il 31 marzo 2000 il consiglio comunale di Desenzano avrebbe (condizionale antiquerela) approvato una mozione di sfiducia per rimuovere dal suo incarico Mariastella Gelmini che all'epoca faceva il presidente del consiglio comunale.
La motivazione della rimozione riportata in questi articoli, votata anche dagli esponenti del PDL, non lascerebbe spazio ad equivoci: "manifesta incapacità e improduttività politica e organizzativa".
Ora, tanto per capire come sta messa male l'Italia, guardate che cosa ci siamo dovuti inventare per verificare questa informazione.
Inizialmente abbiamo spedito una richiesta formale scritta al comune di Desenzano, che poi ci ha risposto picche: quell'atto pubblico è stato pubblicato all'albo del comune per due settimane, chi voleva leggerlo doveva andare a Desenzano in quei giorni, mentre adesso ciccia.
Sul sito del comune di Desenzano quella delibera risulta segnalata, ma purtroppo il testo non è disponibile online, alla faccia della trasparenza. E non è servita a niente neppure una seconda lettera al segretario comunale in cui abbiamo spiegato che esiste il reato di omissione in atti d'ufficio. Se il tuo partito può contare su un commando di parlamentari avvocati pronti a intervenire per qualunque magagna, la lettera sdegnata di un cittadino fa solo il solletico.
Ma questo segreto di stato su un atto pubblico non ci è piaciuto per niente, e dopo aver scoperto che fare un ricorso al TAR ci sarebbe costato il pignoramento di un rene, siamo stati aiutati dall'on. Elisabetta Zamparutti, a conferma che nel nostro paese serve ancora a qualcosa avere dei radicali in parlamento.
Il 10 gennaio su questa vicenda è stata formalmente presentata una interrogazione parlamentare in cui si chiede a sua altezza Brunetta che cosa intende fare per far rispettare il nostro diritto di accesso agli atti pubblici, se basta una affissione di due settimane per poter chiudere un atto pubblico nei cassetti mettendoci sopra una pietra tombale, cosa intende fare per garantire ai cittadini il diritto di leggere su internet gli atti della pubblica amministrazione che li riguardano, e di certo è cosa che ci riguarda sapere se l'istruzione, l'università e la ricerca scientifica sono in mano ad una persona che ha avuto una patente certificata di "manifesta incapacità" anche dai suoi stessi colleghi di partito.
La notizia è rimbalzata fino ad arrivare sulle pagine del Venerdì di Repubblica, che ci ha onorato degli onori della cronaca. (Però che vi costava mettere un link al nostro sito? Vabbè, grazie comunque.)
E adesso attendiamo fiduciosi che Brunetta dia prova di liberismo e libertà bloccando i tornelli della segreteria comunale di Desenzano per tenerci chiusi dentro i funzionari fino a quando non si decideranno a vuotare il sacco. Ma il punto oramai non è più sapere se quel testo è veramente stato approvato: la fatica che fanno per nascondere quell'atto è una chiara ammissione del suo contenuto, che va al di là di ogni ragionevole dubbio, almeno per me.
Il punto è che ci ostiniamo a credere di essere ancora in democrazia, con leggi uguali per tutti che vanno rispettate, e pertanto anche se ci va di mezzo la faccia di un ministro, se il decreto legislativo 267/2000 stabilisce che "tutti gli atti dell'amministrazione comunale e provinciale sono pubblici, ad eccezione di quelli riservati per espressa indicazione di legge", noi pretendiamo di esercitare il nostro diritto di accedere a quegli atti pubblici, alla faccia dei signorotti di regime e delle persone incapaci e improduttive che vorrebbero oscurarli.
Se proprio ci tenete al segreto, fate una bella legge "ad ministrum" che proibisca l'accesso a quella delibera e ammetteremo la nostra sconfitta. Ma fino ad allora, siete voi che state violando la legge continuando a tenervi le carte nei cassetti.
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