Parlamento vivente
Sarà che con l’approssimarsi del nuovo anno si buttano vie le cose vecchie e decadenti, fatto sta che gli onorevoli di casa nostra sembrerebbero aver deciso di liberarsi della poco lusinghiera etichetta di sfaccendati intrallazzatori e rilanciare invece la propria missione di uomini del popolo.
L’avvento del Natale è stato infatti occasione per il Parlamento di mostrare agli Italiani un’immagine diversa da quella ahimè stereotipata di emiciclo litigioso e inconcludente.
Infatti, a fronte del crescente sconforto degli elettori nei confronti dell’istituzione che per eccellenza li dovrebbe rappresentare, l’aula di Montecitorio ha deciso di approfittare della sospensione festiva dei lavori per trasformarsi in presepe vivente e rianimare così le aspettative dei più delusi.
L’idea è maturata nelle scorse settimane da parte del neonato Movimento di Responsabilità Nazionale, rivelatosi già decisivo per la tenuta del Governo durante il recente voto di fiducia, allorché un ravveduto Scilipoti se ne è uscito con la seguente dichiarazione: «Già che ultimamente il Parlamento è diventato una mangiatoia, che lo sia almeno nel senso cristiano del termine».
Approvata all’unanimità la proposta, si è proceduto quindi all’assegnazione dei personaggi ad opera della vicepresidente del Senato Rosi Mauro, che ha dato segno tuttavia di idee confuse quando ha cominciato ad affibbiare anche gli incarichi del Dio dei Morti Anubi e dell’orso Balù.
Si è passati allora alla candidatura per illuminazione e, guarda caso, al momento delle scelta del Bambin Gesù un fascio di luce ha colpito la spaziosa fronte del Cavaliere, il quale ha così replicato alla chiamata: «Va bene, sia fatta la volontà dell’Onnipotente e intanto tu Bondi, lassù, spegni l’occhio di bue».
Svelato l’arcano é stato adottato il meccanismo dell’autocandidatura: nel caso della nobile figura di Maria si è sollevata una selva di mani. Quando però è stata letta la clausola relativa alla comprovata verginità un sospiro di delusione si è levato dai banchi del Pdl e un insolito rossore ha investito le guance dell’onorevole Paola Binetti. Alla fine, per l’automatica esclusione di tutte le altre aspiranti, il ruolo è andato a una riluttante Rosi Bindi che già si era immaginata nei panni di Giuseppe. Quest’ultimo ha assunto invece le sembianze di un volenteroso Massimo D’Alema che nell’occasione ha dichiarato: «Ma sì: se ho creduto alla Bicamerale una volta, non vedo perché ora non dovrei credere all’Immacolata Concezione».
Per la scelta del bue e dell’asinello ci si è affidati ai soliti luoghi comuni della stazza nauseabonda per l’uno e della scarsa intelligenza per l’altro, ragion per cui entrambi i ruoli se li è accaparrati Mario Borghezio.
Il beneaugurante terzetto dei Re Magi è stato affidato automaticamente a Rutelli, Casini e Bersani: gli unici ad aver dimostrato negli scorsi mesi di credere nelle stelle comete che mutano il destino per accorgersi infine che erano semplici puzzette accese con l’accendino dall’onorevole Fini.
Il pastore, vale a dire colui che nella tradizione accorre per primo sul luogo della nascita, ha preso le fattezze fisiche e verbali di Antonio Di Pietro, appositamente affiancato da una pecorella in grado di tradurre simultaneamente i suoni gutturali del leader dell’Italia dei Valori. L’ausilio dell’ovino si è reso soprattutto necessario nel momento dell’incontro tra il pecoraio e l’angelo Nichi Vendola annunciatore della lieta novella con la sua retorica straripante condita di esse blesa.
L’onorevole Gasparri non si è sottratto infine all’ingrato ruolo di Erode, invidiando nell’antico sovrano la lungimirante politica di arresti preventivi nei confronti di potenziali rivoluzionari.
La sacra rappresentazione rimarrà in scena fino al giorno dell’Epifania che tutte le persone funeste si porta via. O qualcosa del genere…
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