la sconfitta del Cavaliere
- la sconfitta del Cavaliere -
di Paolo De Gregorio, 15 dicembre 2010
Ogni italiano ieri, 14 dicembre, si è reso conto che “il miglior presidente degli ultimi 150 anni”, ha dovuto comprare quattro o cinque squallidi Giuda per restare al potere, e ciò dimostra solo decadenza e debolezza.
Questa implosione della destra, non certo provocata dalle iniziative di una sinistra inesistente, è solo una lotta di potere gestita male dai due contendenti, Berlusconi e Fini, entrambi sputtanati da 15 anni di governo e potere senza risultati, che hanno fatto scempio di legalità e diritto firmando, insieme, le famose leggi “ad personam” e consentendo al premier di usare il potere per incrementare gli utili e le opportunità per le sue aziende. Lo scenario è questo.
Un terzo polo, che veda insieme Fini Casini Rutelli, è una invenzione dei vecchi paraculi della politica e il centro in politica non esiste.
Vi sarebbe un enorme spazio per una opposizione di sinistra,classista e ambientalista, ma abbiamo un PD che è un partito di centro, aspira al massimo ad allearsi con Casini e considera Di Pietro e Vendola pericolosi estremisti.
La forza di Berlusconi è quella di non avere opposizione, con la garanzia certificata dai governi Prodi e D’Alema che non hanno toccato il suo monopolio televisivo, non hanno emanato una legge sul conflitto di interessi che rendesse ineleggibile chiunque possieda mezzi di informazione, in nome di elementari esigenze di democrazia e par condicio.
E nonostante la nomenklatura del PD abbia guidato il partito di sconfitta in sconfitta, sospettata di intelligenza col nemico per non aver fatto nulla contro il monopolista mediatico, sono tutti ancora lì e occupano abusivamente uno spazio di “sinistra”, mentre sono solo dei centristi, ma impedendo il costituirsi di un movimento antagonista, classista e ambientalista.
La situazione è bloccata, nuove elezioni non servono, l’alternativa non c’è, e B. può solo continuare a sputtanarsi con la sua incapacità di riconoscere e fronteggiare una crisi economica e sociale irreversibile.
L’opposizione è tutta da costruire!
Paolo De Gregorio
p.s.
Se volete considerare ciò che scrivevo il 15 agosto scorso sullo scontro tra Fini e Berlusconi, allego l’articolo che ho diffuso sul web
-caro Fini, rimettiti a cuccia-
Mentre Casini e Rutelli annunciavano trionfalmente che era nato il terzo polo, cominciava la scientifica campagna di demolizione della credibilità di Fini, preso a cannonate dalle testate giornalistiche e televisive in mano al Caimano che ormai sono “organi di partito” (come la vecchia Unità del PCI che ce l’aveva scritto sotto l’intestazione). Non fanno più giornalismo, ma si muovono all’unisono con obiettivi e tattiche di un movimento politico.
Questa è la sostanza. Contro questo strapotere c’è ben poco da fare. Non è brillante l’idea di andare a nuove elezioni (con l’attuale legge elettorale e monopolio televisivo) contro chi è capace di trasformare i ladri, presi con le mani nel sacco, in perseguitati politici dalla “deriva giustizialista della magistratura” che ha lo scopo di sovvertire i risultati elettorali.
Anche perché lo spettacolo offerto dalla cosiddetta “opposizione” è una rappresentazione di divisioni e personalismi, anche competitivi tra loro, senza alcun programma condiviso. Programma che comunque non sarebbe troppo diverso da quello berlusconiano, visto che sia centro-destra che centro-sinistra lasciano la guida dell’economia al liberismo globalizzato confindustriale, che sta abbandonando l’Italia e i lavoratori, per investire e produrre all’estero.
Il rapporto di Mediobanca (reperibile su L’espresso di questa settimana) sul fenomeno delocalizzazioni parla chiaro, i principali gruppi industriali italiani hanno più della metà dei loro dipendenti all’estero, con punte del 63%.
La causa viene così sintetizzata dal signor Boldrin, industriale del Nord Est: “servizi orrendi, conflittualità altissima, capitale umano mediocre o pessimo, tassazione effettiva inaccettabile”.
Questa è una tendenza e un problema strutturale che andrebbe analizzato e, soprattutto, governato.
Avete sentito mai il presidente del consiglio, del governo del “fare” come dice lui, parlare di economia se non in termini di banale ottimismo?
E l’opposizione? Avete mai sentito la proposta di affiancare al liberismo globalizzato un piano statale per rendere l’Italia autosufficiente energeticamente, con le rinnovabili diffuse su tutto il territorio (Bolzano già produce il 60% del suo fabbisogno con le rinnovabili), e di un piano statale per l’autosufficienza alimentare, ristrutturando la nostra agricoltura per i consumi interni e chiudendo le frontiere a prodotti agricoli esteri per difendere l’occupazione agricola?
Siamo in emergenza occupazionale, il fenomeno è ormai conclamato e strutturale, ma le ricette sono sempre le stesse: rilanciare la produttività, rilanciare i consumi, ottimismo.
Non ci si rende conto che interi segmenti di mercato, fino a l’altro ieri, erano in nostra mano, ma sono stati conquistati da altre economie emergenti e non torneranno indietro, gli imprenditori italiani delocalizzano dove più gli conviene, presto perderemo anche in quei settori più avanzati di alta tecnologia.
La politica italiana, quella di governo e quella di opposizione, è totalmente inadeguata a fronteggiare una situazione economica difficile, un debito pubblico enorme, una globalizzazione che ci sta marginalizzando, una perdita di posti di lavoro ormai emorragica.
Di questo si dovrebbe parlare invece di elezioni!
Fini in tutti questi anni ha votato a favore di tutte le leggi porcata per non far processare Berlusconi e la sua cricca, non credo che possa più rappresentare una destra seria e legalitaria, il suo destino politico si è aperto con Berlusconi e finirà con lui.
Una politica nuova non può venire da un “cartello” di partiti, con segretari persone responsabili di ogni sconfitta e pronti ad ogni giravolta, pur di rimanere nell’area del potere.
Si deve fare come è successo per far restare pubblica l’acqua: migliaia di comitati spontanei, fuori dai partiti, si sono organizzati e hanno raccolto un milione e quattrocentomila firme che impongono il referendum.
Per ottenere una nuova legge elettorale, una severissima legge contro il conflitto d’interesse, una legge contro i monopoli TV (sia Rai che Mediaset non devono avere più di una rete), si deve realizzare un fronte ampio di cittadini e ci si deve presentare alle elezioni per riportare la democrazia in Italia.
Paolo De Gregorio
15 agosto 2010
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