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La SPECTRE e la strategia del complotto

Chi è il burattinaio che muove i fili del complotto internazionale per screditare il paese?
28 novembre 2010 - Enrico Bertuccioli

I segnali del complotto internazionale che punterebbe a colpire l’immagine dell’Italia all’estero sarebbero sotto gli occhi di tutti. Pompei, i rifiuti a Napoli, le inchieste su Enav e Finmeccanica farebbero tutte parte di un piano organizzato da fantomatici burattinai per distruggere il paese. In questo periodo però altri episodi potrebbero essere inclusi all’interno della strategia complottista che minaccia il belpaese: la rottura tra Fini e Berlusconi, il fallito attentato a Belpietro, l’aggressione di Emilio Fede in un noto ristorante milanese, Il flop Ferrari in Dubai, la crisi dell’Inter. John Smith, sedicente agente della SPECTRE , nome in codice “bullshit”, ci dice la sua in proposito.

D-Signor Smith, ci aiuti a far luce su questo fantomatico complotto contro l’Italia. Cominciamo da Pompei.

R- Con il crollo della Casa dei Gladiatori a Pompei non centriamo niente. Secondo i nostri informatori dietro lo spiacevole episodio ci sarebbe un ricchissimo emiro del Dubai che sta costruendo una serie di hotel extra lusso da arredare con pezzi di architettura provenienti dalle più importanti aree archeologiche del mondo. Uno di questi hotel, il "Pompei", dovrebbe essere arredato con pezzi della città che, una volta fatti crollare, verrebbero poi trasportati in Dubai per essere ricostruiti nelle numerose suite dell’hotel. L’emiro non si accontenta di volgari ricostruzioni in stile Las Vegas.

D-Quindi la SPECTRE in questo caso non centrerebbe niente?

R-Lo escludo.

D-Passiamo ai rifiuti di Napoli, cosa può dirci?

R-Mah, nient’altro che una trovata di Bassolino per vendicarsi del trattamento ricevuto dopo tutti gli anni spesi al servizio della Campania. Non gli è mai andato giù di essere stato fatto fuori e pare abbia affittato una flotta di aerei cargo che di notte sorvolano Napoli e dintorni rovesciando tonnellate di rifiuti al suolo.

D-Ecco perché non appariva più in pubblico da tempo, stava tramando nell’ombra…

R-La SPECTRE ha cercato di contattarlo per proporgli di lavorare come agente in Italia, ma lui ha declinato per le sue ragioni personali. Comunque fa il nostro gioco e a noi va bene.

D-L’aggressione di Emilio Fede può essere annoverata tra gli episodi riconducibili al complotto?

R-Quella è stata un esperimento per tentare di vedere come reagisce un soggetto a un impulso mentale indotto. Abbiamo lavorato sul signor Giuliani a fondo prima di usarlo per i nostri scopi. Il soggetto doveva reagire a un preciso impulso, la parola “Dom Perignon” pronunciata all’arrivo del cameriere con la carta dei vini. Un semplice esperimento per vedere come creare degli agenti in sonno da far operare su scala nazionale.

D-Secondo le testimonianze pare che Giuliani si sia alzato all’improvviso, si sia diretto a tavolo di Fede e dopo aver compiuto l’atto sia tornato al suo posto come se niente fosse.

R-Il nostro scopo era proprio quello di verificare il comportamento del soggetto in una situazione simile. Con Gianfranco Fini ad esempio ci sono voluti parecchi anni, ma alla fine ce l’abbiamo fatta.

D-Ah, così la rottura tra Fini e Berlsuconi sarebbe opera vostra?

R-Si, ma è stata dura. Con un personaggio del genere al quale ci sono voluti così tanti anni per accorgersi con chi aveva a che fare, non si riusciva a trovare la parola chiave. Poi è arrivata la storia della casa di Montecarlo e della cucina e l’abbiamo trovata: la parola “Scavolini” sarebbe stato l’agente scatenante. Grazie anche all’operato del nostro uomo Feltri l’operazione è pienamente riuscita.

D-Ah, quindi Feltri sarebbe…

R-Sì, uno dei più affidabili, ma lui non lo sa.

D-Torniamo a noi. Il fallito attentato a Belpietro è opera vostra?

R-In quello noi non centriamo niente. Le posso solo dire che l’agente di scorta lavorava per noi, ma dopo il misterioso attentato a D’Ambrosio che lo ha visto protagonista l’abbiamo scaricato. Pare s'inventi le cose… non che a noi dispiaccia, ma dobbiamo poterci fidare dei nostri agenti.

D-Il flop Ferrari in Dubai, cosa può dirci in proposito?

R-Li siamo riusciti ad agire manipolando l’intera squadra Ferrari che doveva reagire a un impulso ben definto.  Alla parola “flop” tutti si sarebbero attivati sbagliando completamente la strategia. Il nostro compito era di screditare un marchio così rappresentativo per il vostro paese e colpire uno dei simboli del “made in italy”.

D-Così però avete fatto in modo che a Montezemolo venisse in mente di darsi alla politica.

R-Uno sviluppo sul quale stiamo lavorando. Pensiamo di riservargli lo stesso trattamento di Fini.

D-Un caso clamoroso è anche la crisi dell’Inter: ci siete dietro voi?

R-Beh, diciamo che ci siamo trovati in una situazione imbarazzante… abbiamo fallito. Benitez doveva andare al Milan per mettere in difficoltà la squadra del vostro premier, ma qualcuno più potente di noi si è messo in mezzo e non siamo riusciti a centrare l’obiettivo. L’acquisto di Ibrahimovic poi ci ha fatto capire che avevamo davanti un avversario molto ben attrezzato.

D-Quindi c’è qualcuno che può mettervi in difficoltà?

R-E’ dura da ammettere, ma è così. Non siamo ancora riusciti a capire bene chi sia, ma secondo nostre fonti  pare che la sua base sia situata nei pressi di Arcore. Un personaggio ambiguo e spregiudicato pronto a tutto pur di ottenere quello che vuole.

D-Un’ultima cosa: su Enav e Finmeccanica può dirci qualcosa?

R-Quella è semplice truffa e corruzione in pieno stile italiano, cose per le quali non avete certo nulla da imparare da gente come noi.

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