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Maroni, Saviano e il tempismo dei Casalesi

Strane coincidenze tra il rossore del monistro e il sorriso del boss.
18 novembre 2010 - Jules D'Antona (26 Anni, Milano)

“Aspettate e vedrete.” Cosa vedremo ministro? Cosa aspettiamo?

Ecco cosa sta succedendo. Roberto Saviano, scrittore napoletano perseguitato dalla camorra per aver scritto uno dei libri più belli e sinceri sul crimine organizzato degli ultimi trent'anni, parla della Lega Nord, partito politico vicino alle destre con un agghiacciante 13% di consensi malgrado la xenofobia e l'anticostituzionalità di cui fa bandiera e vanto, su rai3 all'interno del programma “Vieni Via Con Me”, condotto dallo stesso scrittore assieme a Fabio Fazio. Vieni Via Con Me tocca la media share più alta che si sia mai vista in Italia. Vieni Via Con Me arriva a nove milioni di persone. Nove milioni di persone sentono Roberto Saviano parlare male della Lega Nord.

Ma Saviano non parla male solo della Lega Nord, parla male anche della mafia, anzi di una mafia. Della 'ndrangheta. E la avvicina, a parole, alla Lega. E insinua che la Lega, come molte altre fazioni politiche, possa avere legami con questa particolare mafia. Scandalo e vilipendio. Maroni va' su tutte le furie, si indigna, diventa rosso e sbraita. Sbraita che Saviano non dovrebbe permettersi, che pretende il diritto di replica, che se Saviano è un uomo certe cose dovrebbe dirle in faccia. Querele, querele, querele.

Ora, per quanto riguarda il fatto di offendersi, non mi stupisco più di tanto, ultimamente pare che l'offesa prematura sia il miglior mezzo di difesa, basti pensare alle multiple e multiformi offese del cavalier Berlusconi all'indomani di ogni nuovo scandalo che lo vede coinvolto. Anche le querele sono all'ordine del giorno, di questi tempi. E' più semplice querelare, che rispondere a tono sul piano politico. Ma il diritto di replica. Il diritto di replica se l'è proprio inventato di sana pianta. L'espressione diritto di replica sembra nata un paio di anni fa, nel corso della campagna elettorale, quando si è voluto seguire il modello americano e portare la sfida in televisione (sembra quasi che uno dei due candidati avesse degli interessi ad usufruire proprio del media TV, come se ne possedesse delle reti!). Con regole americane. Due candidati si fronteggiano, parlano per un tempo stabilito, ognuno dei due ha diritto di replicare all'intervento dell'altro. Voilà il diritto di replica. Bello, bilateral, democratico, efficiente. Però ora tutti sono convinti di avere diritto di replica. Anche se a formulare il pensiero è una persona che non avete mai visto, che non corre alle elezioni contro di voi, che non può nuocervi direttamente. Anche se avete a disposizione dei canali per replicare, e potreste farlo, anche se voi siete un politico, lui uno scrittore, un opinionista, un presentatore, non siete nello stesso campo. Anche se è ridicolo chiedere diritto di replica per un opinione, benché venga espressa il televisione, perché a questo punto centinaia di migliaia di immigrati, di stranieri, di poveri, dovrebbero avere diritto di replica a tutte le opinioni che avete espresso voi, ministro.

Ma non divaghiamo. Saviano parla della Lega, Maroni si inalbera e grida al diritto di replica. Gli viene risposto, con educazione, che se vuole dire la sua, se si è sentito offeso, può benissimo farlo attraverso i canali di cui dispone, senza necessariamente presentarsi ad una trasmissione all'interno della quale non è gradito. E i toni si accendono, e Maroni fa il diavolo a quattro, e Saviano dice mi ricorda Sandokan Schiavone. E Maroni io così rosso non l'avevo mai visto. Insomma alla fine, pur continuando a gridare come un ossesso, il ministro quei canali li usa, e dice una cosa particolare.

Dice, vedrete. Dice, è inammissibile che mi si paragoni ad un camorrista, adesso vedrete cosa facciamo noi alla camorra. Dice, tra poco.

Quattro minuti dopo, a Casal Di Principe, in provincia di Napoli, il latitante camorrista Antonio “O'Ninno” Iovine viene accompagnato fuori casa in manette. E ride. E ride anche il ministro Maroni. E dice, è una giornata bellissima, dice. 14 anni di latitanza e viene trovato a Casal Di Principe, in provincia di Napoli, esattamente quattro minuti dopo che il ministro, che si era tanto offeso per le parole di uno scrittore che aveva scritto proprio contro i casalesi, aveva detto ora vedrete. Lo caricano in macchina e sorride, non fa resistenza. Sorride anche Maroni, mentre dice vedrete.

Stiamo guardando, ministro. Ma cosa stiamo guardando? GGD.

Note: www.grandefreddo.wordpress.com

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