Il tour dell’orrore
Italia, anno 2050. Un vecchio col bastone strattona con piglio deciso la mano del nipotino che, nonostante il candore della giovane età, sembra consapevole di ciò che lo attende al di là dell’androne ombroso e si impunta pur di non seguire il nonno in quello che le cronache avevano da tempo ribattezzato come il “palazzo dell’orrore”.
A pochi passi dall’ingresso, di fronte all’ennesimo capriccio del bambino, il vegliardo lo fulmina con uno sguardo severo e lo ammonisce: «Anch’io la pensavo come te quarant’anni fa quando c’era stata tutta quella vergognosa sarabanda mediatico-turistica attorno al delitto di Avetrana. Forse ne avrai sentito parlare per via dello speciale che quel giornalista incontinente fa tutt’oggi ad ogni anniversario nel suo programma “Pitale a pitale”. Oppure con un po’ di fortuna avrai visto sugli scaffali più bui dei negozi di giocattoli un modellino della casa del delitto ammonticchiato tra la villetta di Cogne e l’appartamentino di Montecarlo. O magari a scuola un ragazzo più grande t’ha passato di nascosto la brochure di un qualche tour operator dall’accattivante titolo “Misteri a casa Misseri”. Ma tutto ciò è niente in confronto a quello che vedrai oggi. Le secrete stanze dell’Inquisizione o il laboratorio del dottor Mengele erano gite a Gardaland se paragonate a quello che è successo tra questa mura. Lei così innocente, così ingenua, così indifesa e loro invece così… E lui in particolar modo così…».
Solo il pianto del bambino interrompe a quel punto lo sfogo dell’anziano che torna in sé per fissare le supplichevoli labbra del nipotino: «Ti prego nonno, ho paura! Non voglio entrare!». Al ché il vecchio stringe ancor di più la presa e, varcando l’orrida soglia di Palazzo Grazioli, sussurra al nipote con voce improvvisamente comprensiva e affettuosa: «È ora caro che tu veda e capisca dove è stata segregata, violentata e uccisa la nostra Costituzione».
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