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Una minicricca assume 27 co.co.co. per un costosissimo portalino di pseudoinformazione

Soldi buttati: i nobili del web fanno un sito da 5 milioni

E' la new economy all'italiana: prendo denaro altrui e lo spargo ai quattro venti facendo debiti che pagheranno altri
22 ottobre 2010 - Ulisse Acquaviva
nella foto da sinistra, Fabi Vaccarone, amministratore delegato Manzoni, Paolo Madron e Matteo Arpe
Dopo il lancio del portale radical-chic "Il Post", costato appena un milione di euro, eravamo sempre più disgustati da queste iniziative da pezzenti con bilanci così ridotti. Per fortuna che a risollevare lo stile del web italiano ci ha pensato la nobilità imprenditoriale torinese, che in tempi di crisi ha messo in piedi Lettera43, un SITO da CINQUE MILIONI DI EURO.

E questa è l'imprenditoria editoriale italiana, ovvero: speculi in borsa, quando hai scippato i soldi della pensione ai vecchietti spacciando gli investimenti per risparmi li butti nel cesso in qualche iniziativa fallimentare, spargendo soldi agli amici giusti che poi ti garantiscono gli agganci politici utili per continuare ad avere credito presso banche e borse mondiali, in modo che tu possa continuare a gonfiare la tua speculazione fino a quando la bolla non scoppia sotto il culo dei risparmiatori che si affannano in inutili class action, tu chiami la mamma piangendo e dopo aver giocato a fare il liberista coi soldi degli altri ti attacchi alla tetta assistenzialista dei contribuenti per fare una rapina a mano armata allo stato, che ti compra le perdite perché minacci di licenziare un sacco di gente che non va fatta incazzare perché sennò non ti vota più. Poi col ricavato riprendi a giocare alla roulette finanziaria e il cerchio della vita riparte.

Noi invece siamo fatti all'antica, e questa è la ricetta per il sito che state leggendo e la rivista ad esso collegata. Prendi una manciata di risparmi, li investi in una rivista per stampare i primi numeri, ti fai il culo per farla bene, iinizi a lavorare gratis per non dover chiedere prestiti alle mafie bancarie, i lettori ti apprezzano e si abbonano, e innesti un circolo virtuoso fatto di qualità editoriale che ti porta più abbonamenti che ti consentono più qualità editoriale e soprattutto ti consente di retribuire chi ha creduto nel progetto e ci ha lavorato inizialmente gratis, che potrà recuperare il lavoro investito con gli interessi.

Sì, lo sappiamo, in questo paese la nostra è una strategia fallimentare. Ma che volete farci, noi siamo braccianti del giornalismo, servi della gleba del fumetto, proletari della satira e cialtroni certificati: non abbiamo abbastanza classe per gettare nel cesso milionate di euro sapendo che non rientreranno mai, giusto per affermare e mantenere il nostro status. Per questo tipo di operazioni ci vuole gente col sangue blu, noi non abbiamo abbastanza classe nè nobili origini, e siamo condannati a rimanere con le zappe, pardon con le penne e le matite in mano.

Però noi zappatori dell'informazione sappiamo fare i conti, e se qualcuno ci viene a dire che un investimento da cinque milioni ha un break even di quattro anni con ricavi previsti di 500mila euro all'anno (ammesso che il primo anno tu possa fare una mezza milionata partendo da zero), noi cominciamo a caricare le fionde con pallottolieri dagli spigoli molto acuti, per puntarla sulla testa di chi si è prestato a questa immonda marchetta che insulta l'intelligenza e l'algebra in un colpo solo.

Noi zappatori dei media sappiamo essere anche molto cattivi quando occorre, e il primo autore di Mamma! che verrà sorpreso a scrivere o disegnare gratis sul sito di questi imbroglioni, solo per la masturbazione dell'ego di avere quattro stronzi in più che lo leggono,  sarà immediatamente crocifisso in redazione, e metteremo i suoi organi all'asta su Ebay. Se avete le palle e siete consapevoli del vostro valore, non gettatevi sulle vetrine più gettonate per saltare come guitti da un carrozzone all'altro, ma puntate su un progetto onesto e dimostrate che grazie a voi le statistiche di un sito possono decollare.

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