Marchionne sfruttatore. Embe'?
Scandalo per una scritta contro Marchionne. E allora? C'è molta differenza fra la protesta (inquesto caso, assai giusta) e il terrorismo o la violenza. Anche la Marcegaglia, adesso, è controBerlu sconi. Ma questo non vuol dire...
A Milano è successa una cosa tremenda: alcuni feroci estremisti, o brigatisti o di Bin Laden o dichissà che banda, sono andati in via Unbria, hanno scelto accuratamente un muro e - a caratterienormi e, badate bene, in rosso - vi hanno scritto d'un getto: "Marchionne sfruttatore". Poi "Servidei padroni" (per Angeletti e Bonanni). Infine hanno vergato: una falce; un martello; e una stellarossa.
Quest'ultima, a dire il vero, non era proprio quella dei brigatisti (che è piuttosto, tecnicamente,un pentacolo) ma - piccola, fra l'estremità della falce e quella del martello - aveva un'aria piùche altro berlingueriana ("Emblema del Partito sono la falce e il martello, simboli del Lavoro, e laStella d'Italia che li affianca...").
Ma non importa: l'allarme - allarme sociale - resta; e se n'è fatta portavoce Repubblica, con titoliconvenevolmente allarmati, simili - per dare un'idea - a quelli che userebbe se un giorno o l'altro,per assurda ipotesi, Marchione dichiarasse che la Costituzione della Repubblica non vale più e loStatuto dei lavoratori è carta straccia.
Ma, filologicamente, si può dire (e scrivere) che un personaggio così illustre come Marchionne siacon rispetto parlando uno sfruttatore? A me, e al mio illustre collega prof Marchetti (prima delleleggi razziali si chiamava Marx) parrebbe ovvio. Potremmo sbagliarci, s'intende: ma si va già ingalera, o si passa per brigatisti, a dirlo?
(Non sono invece d'accordo con quel "servi dei padroni" ai poveri Angeletti e Bonanni, che sono semplicemente dei sindacalisti alquanto incapaci: ma, anche qui, potrei sbagliarmi).
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Siamo impegnati in una lotta ferocissima con un potere non-democratico e corrotto, quello diBerlusconi. Contro di esso lottano anche, e con determinazione non inferiore, anche i colleghi diRepubblica e gli imprenditori che ne possiedono il giornale. Si tratta, com'è evidente, di gentecivile e democratica, del tutto imparagonabile con gli avversari comuni. Sarebbe dunque sbagliatofare troppe polemiche con loro.
Ogni tanto, però, non fa male ricordarsi un attimo che sempre di interessi si tratta, civili edemocratici ma interessi; e che la Fiat in particolare, per loro e per tutta la democrazia moderata- è stata per sessant'anni ed è tuttora un tabù.
Possiamo pretendere, questo sì, che non confondano cazzi e lanterne (come si dice a Parigi) e nonaiutino involontariamente i brigatisti veri attribuendo loro sentimenti che invece sono, da moltegenerazioni a questa parte, delal gran maggioranza degli operai. E poi via tutti avanti a lottarecontro Caligola e Nerone, loro (senatori) da un lato e noi (schiavi e liberti) dall'altro. Soltanto,facciano attenzione a non regalare a Nerone liberti e schiavi, come spesso sono tentati di fare.
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Saviano - passando ad altro - da quando ha lasciato il suo vecchio sito Nazione Indiana non èmigliorato. Ultimamente ha piantato là una gran bischerata, occupandosi con leggerezza di PeppinoImpastato e dando della sua lotta una versione da fiction, ignorando ad esempio il ruolo decisivoche ebbero, con gran rischio e coraggio, compagni come Umberto Santino e il suo Centro Impastato.
Umberto (che non per la prima volta viene ingiustamente cancellato dalla storia "ufficiale")giustamente se n'è doluto e ha protestato. Bene. Poi, però, ha preso carta e penna e ha fatto causaa Saviano. Male.
Io spero, e anzi mi permetto umilmente di chiedere, che questa faccenda finisca con un sorrisoreciproco e una stretta di mano. Due antimafiosi, il più grande dei vecchi e il più famoso deinuovi! Eppure non andrà così, lo sento. E anche questo è un segnale.
Io ho sempre sostenuto che l'antimafia dovrebbe insegnare alla politica, fare (vera) politica essastessa. Ma occorre un colpo d'ali.
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