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Roma inedito palcoscenico della diplomazia internazionale

L'ora dei debuttanti

Sfilze di despoti e autocrati pronti a seguire l’esempio di Gheddafi e a rilanciare le richieste di riscatto all’Europa, non prima di aver ringraziato il loro sdoganatore Silvio
31 agosto 2010 - Rouge (non si capacita)
Fonte: uno sherpa del ministro degli Esteri Frattini - 30 agosto 2010

Un altro clamoroso successo internazionale per la diplomazia berlusconiana in occasione delle celebrazioni per il secondo anniversario del trattato di amicizia italo-libico.Il riconoscimento ufficiale viene da tutte le più importanti capitali estere, in particolar modo quelle europee che hanno accolto con un sospiro di sollievo quel “A noi 5 miliardi o l’Europa sarà nera” buttato lì da Gheddafi tra una conversione di hostess e una cavalcata berbera sul raccordo anulare. Londra, Parigi e Berlino temevano infatti che al posto dell’innocua invasione di massa dovessero attendersi la meno rassicurante visita di uno de figli del colonnello (noti esportatori del compassato savoir faire di casa Gheddafi: botte ai domestici e conti non saldati). Ora non resta che aspettare le prossime visite a Roma di altri discussi capi di Stato e lasciar fare alla conciliante politica di casa nostra. Già nelle segrete stanze dei paesi dell’Asse del Male i dittatorelli di turno scalpitano per l’inattesa ribalta planetaria che li attende e lavorano di cesello a quelli che saranno i rispettivi proclami: il nordcoreano Kim Jong-il rimugina sul “A noi 10 miliardi o l’Europa sarà rossa” (non sa se aggiungerci “e un pizzico affamata”), il venezuelano Chavez pensa a un ambiguo “A noi 15 miliardi o l’Europa sarà imbiancata”, l’iraniano Ahmadinejad ripassa mentalmente uno scenografico “A noi 20 miliardi o l’Europa sarà fosforescente”. Ultimo tiranno in ordine di tempo a contattare il ministero della Farnesina pare essere stato Darth Veder in procinto di annunciare: "A noi 25 miliardi o l'Europa passerà al lato oscuro della Forza". 

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