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Altro che voto imminente: ben altre impellenze agitano la mente del premier

Cenere al cerone

Tutto è precipitato nel momento in cui il fidato Don Verzè, fondatore dell’Ospedale San Raffaele di Milano, ha cominciato a rimangiarsi una promessa cui il Cavaliere teneva particolarmente
24 agosto 2010 - Rouge (fissa nel monitor il suo primo capello bianco)
Fonte: Duncan MacLeod

Clamorosa presa d’atto dietro il «Prepariamoci alle urne» confessato nelle ultime ore da un Berlusconi vulnerabile e contrito.
Al solito la stampa sinistrorsa ha maliziosamente interpretato il significato della dichiarazione del presidente del Consiglio, attribuendo a quell’“urne” un bieco connotato elettorale invece del ben più profondo valore filosofico-esistenziale.
Dopo anni di proclami sul prolungamento della vita fino a 120 anni e la conseguente prospettiva di agognata immortalità, il Cavaliere sembrerebbe essersi reso conto dell’ineluttabile caducità della natura umana.
Quindi dietro le recenti parole nessuna avvisaglia di elezioni anticipate e nessuna forzatura sulle prerogative costituzionali del Quirinale, ma l’amara constatazione che l’appuntamento con la morte riguarda davvero tutti e nessun lodo o legittimo impedimento vale ad aggirarlo.
Il drammatico impatto con la realtà sarebbe avvenuto a seguito di un colloquio riservato tra il premier e Dio in persona convocato d’urgenza la scorsa settimana nel buen retiro di Villa Certosa dopo che nei giorni precedenti uno sfuggente Don Verzè aveva cominciato a farsi negare al telefono o a camuffare la voce se sorpreso al ricevitore.
Di fronte alle richieste di spiegazione del premier, l’Onnipotente avrebbe farfugliato improbabili scuse del tipo: «L’albero della conoscenza… la mela del peccato… la cacciata dall’Eden…».
Quindi, sempre più spazientito, Berlusconi ha fatto accompagnare d’imperio l’ospite alla porta dal servizievole Bondi e, prima che questi richiudesse la porta, avrebbe ordinato al fido collaboratore: «Mi raccomando: per lui “metodo Boffo” come per tutti gli altri».

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