Nichi, o me o i bigotti: se togli l'orecchino non ti voto più
Lo dico sempre io: il problema in Italia non è Berlusconi, ma la proliferazione di teste di minchia che seminano scemenze, come lombrichi pronti a lavorare e preparare il terreno su cui fiorisce la quercia del Berlusconismo.
Oggi tocca a Giovanni Valentini, prestigioso editorialista di Repubblica, spargere il seme dell'idiozia, con un articolo dedicato alla questione più urgente sul tavolo della politica: l'orecchino di Nichi Vendola.
Noi non siamo così bravi e intelligenti da scrivere su Repubblica, ma se loro parlano dell'orecchino di Vendola li crediamo sulla fiducia, e discutiamo anche noi di questo tema, evidentemente più importante dello scempio ambientale in nome delle grandi opere, dell'emorragia di soldi pubblici italiani dirottate per la guerra in paesi stranieri, della scomparsa di ogni garanzia per le nuove generazioni di lavoratori, del piano inclinato che sta trascinando nel baratro la scuola e l'università.
Ma anche concedendo all'idiozia dilagante la scelta del tema su cui discutere, ci sono ancora molte cose che non tornano, e ci soffermiamo a riflettere sulle meraviglie del politichese. Come premier di Sinistra andava bene uno stragista coi baffi che ha gettato bombe a grappolo e proiettili all'Uranio sulla Serbia, e allora ci spiegate perché non dovrebbe andar bene un uomo che porta un orecchino di metallo non radioattivo?
Di fronte a questa incoerenza arriva lo sconforto, e pensi che non c'è niente da fare: in Italia non sarà mai possibile un vero cambiamento politico fino a quando il bigottismo cattolico e l'ipocrisia dei farisei soffocheranno il cristianesimo vero e il suo "non giudicare" (men che meno dalle apparenze), e fino a quando il perbenismo della sinistra al caviale continuerà ad umiliare ogni categoria di pensiero laico e libertario, dove gli uomini sono uguali e liberi nel diritto di vestirsi come gli pare.
Ma proviamo a leggere qualche scempiaggine di Valentini:
[Se l'orecchino era la metafora di una originaria "diversità", adesso la scelta di abbandonarlo potrebbe contribuire a trasmettere una nuova "narrazione" - per usare un termine molto frequente nella trascinante retorica di Vendola - del suo personaggio pubblico. Per così dire, più "governativo" e meno alternativo; più affidabile e meno "rivoluzionario"].
Traduzione: il comunismo è tutt'altro che morto, e basta un orecchino indossato da un comunista per spaventare le masse di elettori borghesi col culo al caldo, e se Vendola vuole vincere le elezioni deve mostrarsi meno alternativo, più affidabile e meno rivoluzionario, perché sennò addio voto cattolico, addio "masse di centro", addio "maggioranza silenziosa", addio casalinga di voghera, insomma addio ai voti di chi non vorrebbe cambiare nulla in questo paese allo sbando e vorrebbe solo godersi in pace il suo orticello di cazzi propri.
Oggi in nome della Realpolitik questa gente chiede a Vendola di togliersi l'orecchino come prova di conformismo, e se lui accetterà avrà firmato un patto col diavolo: se non riesce a tenere duro su questa piccola battaglia di principio (mi vesto e mi adorno come cavolo mi pare e non come vorrebbe il popolo bue) domani gli chiederanno di appoggiare grandi opere mafiose, centrali nucleari esplosive, missioni di pace finta e guerra vera, veti strategici alle unioni civili e ogni altro genere di porcata fatta in questi anni anche a sinistra.
Io però se si toglie l'orecchino non lo voto più, perché sarà il segnale che avrà contratto la stessa malattia di D'Alema, talmente corrotto dal potere che dopo aver guidato le marce pacifiste contro la guerra in Vietnam come dirigente della FGCI ha guidato le marce militari contro Belgrado come Presidente del Consiglio. Chi va al mulino si infarina, e chi si immerge troppo nel potere politico raggiunge un punto di non ritorno che corrompe irrimediabilmente la sua anima. Se ti impegni troppo a cambiare il mondo cercando di raggiungere la stanza dei bottoni, e in nome dei risultati elettorali accetti qualunque compromesso con la tua coscienza, alla fine sarà il mondo a cambiare te, e tu lo cambierai in peggio.
E allora Nichi, se vuoi il mio voto tienitela stretta la tua anima da poeta e il tuo orecchino: magari saranno vezzi che non cambieranno il destino dell'Italia, ma ti aiuteranno a non perderti nel lato oscuro della forza.
Il punto non è che voglio per forza un premier con l'orecchino, o gay, o comunista, e nemmeno di sinistra: mi basterebbe un premier con il coraggio delle sue idee, qualunque esse siano, pronto a fare la scelta giusta tra il facile conformismo (che in teoria porterebbe voti ma in pratica ha stufato) e la fatica di fare delle scelte che possono essere impopolari, ma che sono tue, nascono dalla tua testa e dal tuo cuore, e non da freddi calcoli di immagine orientati alla caccia del consenso.
Voglio poter votare un candidato premier capace di difendere un'idea, un simbolo, un modo di essere anche se potrà far storcere il naso a qualche parrocchiana pronta a votare dall'altra parte per colpa del tuo orecchino, premiando qualche indagato, massone o baciapile che ha fatto traffici loschi ma con orecchie virili.
La mente sopraffina di Valentini è in grado di generare perfino delle domande: "Che cosa c' entra dunque l' orecchino con la sua aspirazione a guidare il governo nazionale? Quale valore può avere un simbolo del genere rispetto a una tale carica istituzionale, agli occhi di un' eventuale maggioranza di centrosinistra e ancor più di un' eventuale opposizione di centrodestra?"
Basta togliere un pò di nebbia dalla mente appannata per scoprire il valore dell'orecchino di Vendola come simbolo dell'anticonformismo, dell'uguaglianza di tutti gli uomini a prescindere dal look, dello spessore di un politico che non si misura dalla sua immagine o dalla sua "rispettabilità pubblica", ma dalla sua morale privata.
Il valore, in altre parole, dalla coerenza con ciò che sei stato fino a ieri, senza cambiare atteggiamenti e apparenze "a comando" solo per piacere di più e raccattare più voti tra le masse stupide che decidono in base ad un monile chi è più adatto a guidare il paese.
Nichi, se vorrai prenderti i voti dei cretini che giudicano da un orecchino, sarai inesorabilmente condannato a fare una politica cretina. Tienilo bene a mente: meglio una sconfitta elettorale con la grinta di sempre che un successo con retrogusto democristiano, che ti fa vincere le elezioni e perdere la rotta, magari rinunciando ad una battaglia sulle unioni civili o sul testamento biologico per compiacere gli elettori che avranno premiato la tua rinuncia ai pendagli da ricchione.
Tenere i piedi fermi nelle proprie convinzioni e nel proprio modo di essere senza cedere alle pressioni delle lobby (neppure quella di Repubblica) e senza annacquarsi per inseguire il voto volubile delle evanescenti masse grige e conformiste, dimostrare di avere la stoffa da leader necessaria per saper resistere a pressioni esterne che vorrebbero piegarti a fare ciò che non vorresti, costringerti ad apparire ciò che non sei, farti dire cose in cui non credi. Questo mi sembra davvero irrinunciabile, altro che la ripulitura dell'immagine e la purezza dei lobi auricolari.
E ora lasciatemi piangere in silenzio all'idea che il più grande quotidiano di opposizione mi obblighi con le sue cazzate a sprecare due ore preziose del mio tempo alla domenica mattina. Ma non prima di aver lanciato un appello alla parte sana del paese: toglieteci dalle balle il PD, Repubblica e la sinistra al caviale: vedrete che ci rimarrà tantissimo tempo libero per una grande rivoluzione nonviolenta.
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