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Continuiamo a lavare in pubblico un po' di panni sporchi

Lo avevamo detto: a Liberazione e' "tutti contro tutti".

Continuano a volare stracci nel quotidiano comunista dove i comunisti difendono gli azionisti di una SpA dagli scioperi controrivoluzionari dei giornalisti nemici del comunismo.
4 agosto 2010 - Ulisse Acquaviva

L'Evirazione, variazione sul tema del logo di "Liberazione"

Molti figli di Mamma! arrivano da Paparazzin, l'ex inserto satirico domenicale di "Liberazione", chiuso al culmine della sua carriera con il significativo titolo "Il PRC ha deciso: la satira ha scassato la minchia". Per questo motivo ci sentiamo partecipi e coinvolti nel destino di questo "quotidiano comunista", che avremmo voluto piu' bello, piu' satirico e piu' venduto, ma dove purtroppo continuano a volare stracci incandescenti.

Per quello che ci e' dato di capire dall'esterno della redazione, sui giornalisti che hanno deciso di scioperare e protestare per il "rinvio" degli stipendi a data da destinarsi non incombe solo l'ombra della proprieta' che ha deciso di farli lavorare "aggratis", ma anche le scomuniche dei militonti ortodossi che vedono in questa legittima protesta sindacale un attentato ai sacri valori del comunismo, che sarebbero invece difesi e tutelati dalla societa' per azioni che e' editrice del quotidiano.

Non e' uno scherzo, anche se ne ha tutta l'aria: per capire che aria tira in questa guerra tra poveri dove i militanti danno addosso ai giornalisti solo perche' sono piu' allenati a lavorare gratis, provate a leggere questo messaggio appena apparso su Facebook in risposta al comunicato con cui si annunciava lo sciopero, e che rendiamo anonimo piu' per umana pieta' verso il suo estensore che per rispetto della privacy:

Carissim@ Compagn@

Questo comunicato è per me un colpo al cuore:mai avrei pensato che la redazione di liberazione in un momento così drammatico per giornale decidesse di scioperare.La mrc non è certo un normale editore,non si può considerare
 il prc come un azienda qualsiasi che scarica i costi sui lavoratori.Credevo che i giornalisti di liberazione appoggiassero lo sforzo corale di centinaia di compagni che per tutta la penisola animano feste e dibattiti a favore del quotidiano,consci del valore intrinseco di far arrivare liberazione alle edicole,di far sopravvivere una voce critica tra la stampa filo-padronale.Affossare il giornale con uno sciopero significa considerare il lavoro dei militanti uno sforzo velleitario e inutile.
Il prc non è la fiat,i suoi dipendenti non sono degli sfruttati,dovrebbero essere partecipi del destino comune del partito e del giornale e pronti fare dei sacrifici.Vorrei anzi che un giornalista di liberazione sentisse il bisogno 
di fare dei sacrifici
,anche quando i dirigenti del partito non ne fanno(e non mi sembra comunque questo il caso),perchè il suo non deve essere un lavoro alienante,ma uno sforzo creativo e cosciente al servizio di un popolo che crede nello stesso progetto:la rifondazione comunista.
E non è retorica,ma una profonda convinzione.

Fin qui il messaggio, che speriamo di cuore sia il delirio di un singolo e non l'opinione dominante nei quadri del partito. E questa e' la nostra risposta:

Caro compagno, mi stai dicendo che il lavoro non retribuito può essere dignitoso a seconda di chi lo richiede?

Se la Fiat decide di "ritardare" gli stipendi scendiamo in piazza e se lo fa una azienda "amica" non solo applaudiamo, ma diamo addosso anche a chi si ribella perché il panettiere e l'azienda elettrica non vogliono "ritardare" i pagamenti?

Il fatto che ci siano dei militanti che promuovono il giornale gratis nel tempo libero vivendo di altri mestieri è sufficiente per togliere diritto di parola a chi vive di lavoro giornalistico e vorrebbe magari essere pagato? 

Se un lavoratore che non percepisce stipendio per te non è sfruttato, mi dai la tua definizione di sfruttamento?

Mi spieghi come fa uno ad essere "partecipe del destino comune del partito" se il partito non partecipa al destino comune della propria famiglia che s i ritrova senza stipendio?

Mi spieghi per quale grande e nobile causa (non certo per far quadrare i bilanci della MRC) uno dovrebbe addirittura "sentire il bisogno di fare dei sacrifici" lavorando gratuitamente?

Allora i sacrifici facciamoli tutti cari compagni: mano al portafoglio e fate una bella colletta per pagare di tasca vostra quegli stipendi che la MRC  non vuole più erogare per tenere in vita il giornale che illuminerà l'Italia col sole dell'avvenire salvando gli oppressi, gli sfruttati e i precari da un destino simile a quello dei giornalisti di Liberazione. A questo punto se non mandi un bel centone al comitato di redazione, organizzando una colletta nella tua sezione di partito, la tua non è profonda convinzione, ma retorica.

Se la MRC non è un editore qualunque, allora che pubblichi in rete i bilanci con la massima trasparenza, che si discutano a tutti i livelli del partito questi bilanci e i progetti futuri per il giornale, e nel frattempo si faccia una bella assemblea aziendale e si discutano meccanismi di proprietà diffusa con i giornalisti, che magari potrebbero discutere e valutare una soluzione in cui al posto degli stipendi si danno azioni e quote di proprietà che magari non garantiscono ai giornalisti uno stipendio, ma almeno parte dei dividendi che gli azionisti della MRC SpA continueranno a incassare perché non risulta che siano stati sospesi come gli stipendi dei giornalisti. 

Anziché prendertela con chi lavora gratis, con chi già di suo ha fatto sacrifici per anni con mansioni, orari e responsabilità assolutamente non proporzionate al compenso erogato, con chi dopo lo sciopero continuerà a lavorare senza alcuna garanzia che quel lavoro verrà mai pagato, scrivi una bella letterina agli azionisti della MRC SOCIETA' PER AZIONI e digli che "non sono azionisti come tutti gli altri", che devono sostenere  "lo sforzo corale di centinaia di compagni che per tutta la penisola animano feste e dibattiti a favore del quotidiano", che devono "essere partecipi del destino comune del partito e del giornale e pronti a fare dei sacrifici", e che devono RINUNCIARE A OGNI DIVIDENDO FINO A QUANDO IL GIORNALE NON AVRA' RIMESSO IN SESTO I BILANCI.

Tanto i dividendi si prendono anche senza lavorare, e quindi non avremo lavoro non retribuito da parte degli azionisti. Se invece dedici di non prendertela con loro, chiediti che comunismo è quello in cui si lasciano tranquilli i padroncini e si chiamano traditori della causa comune i lavoratori precari a cui si nega lo stipendio, se è questo il comunismo che pratichi, allora hanno fatto bene a commissariarti.

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