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Come si politicizza la magistratura

31 luglio 2010 - paolo de gregorio

Per la elezione degli 8 membri laici da insediare nel CSM (consiglio superiore della magistratura, organo di autogoverno dei giudici) sembrava di essere alla RAI, dove le spartizioni e le lottizzazioni sono la regola, con tutti i partiti (IDV esclusa) a piazzare i loro uomini, con preponderanza di quelli berlusconiani, messi lì con il principale scopo di impedire alla magistratura di esercitare l’autogoverno e di politicizzare il vertice della magistratura.
Fa un po’ sorridere che i più feroci lottizzatori politici, che hanno inserito soggetti come l’avvocato Palumbo, difensore di Berlusconi, l’avvocato di Bossi, il consigliere del ministro Alfano, sono poi quelli che, un giorno sì e l’altro pure, attaccano quella magistratura politicizzata e giustizialista che da 20 anni trama contro quel giglio di campo, Silvio o’ curto.

Molto dura e giusta la presa di posizione di Ignazio Marino, della minoranza del PD, che critica il metodo di elezione, che altro non è che un meccanismo che tiene insieme la CASTA, e i nomi vengono decisi dalla nomenklatura dei partiti dove comandano pochissimi.
Bisogna chiarire che tutti i partiti avevano la facoltà di astenersi dal piazzare i loro accoliti nel CSM, e cercare quelle personalità giuridiche indipendenti (che ci sono), se solo considerassero un valore prezioso l’indipendenza della magistratura dalle intrusioni della politica.

Non è un problema secondario, qualunque rinnovamento è bloccato da questo vizio di funzionamento, dalle lottizzazioni e dagli scambi sottobanco.
Ignazio Marino farebbe benissimo ad andarsene dal PD che approva questo metodo, e ottiene un membro, Calvi, che è l’avvocato di D’Alema, e approdare all’IDV di Di Pietro, che contrasta questo metodo e lo accoglierebbe a braccia aperte.
Se Marino resta nel PD segno che è un lottizzatore anche lui.
Paolo De Gregorio

 

 

 

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