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I deliri del giovane Walterloo

Torna Veltroni. Brrrr.
16 luglio 2010 - Aldo Gradimento (Dente Perdente)

Romanziere, critico cinematografico, ex sindaco di Roma, ex segretario Ds, ex segretario Pd. La maggioranza di ex qualifiche vince. Stiamo parlando di Walter Veltroni, l'uomo più amato dalla destra italiana. Dopo l'incoronazione a furor di popolo delle primarie come leader del Partito Democratico nell'ottobre del 2007, Veltroni ha infilato una sconfitta dietro l'altra dimettendosi solo un anno fa, dopo la debacle di Soru in Sardegna. Durante i due anni di cado/non cado di Prodi, tutti a sparare su Rossi e Turigliatto che non votarono per il rifinanziamento della missione in Afghanistan e sulla sinistra radicale spina nel fianco del debole governo. Ma alla regia del Gran Casino che porterà alla caduta dell'esecutivo di centrosinistra è il nostro giovane Walterloo, che fa incazzare Mastella con il “in caso di elezioni, il Pd corre da solo”e resuscita Berlusconi con l'accordo sulla legge elettorale. La campagna elettorale del 2008 inizia con la saga/sega del “principale avversario dello schieramento a noi avverso”, rinnegando l'azione di risanamento delle casse dello stato da parte di Prodi che poi si sfoga con Fabiofazio. Rifiuta le alleanze con gli ex compagni di partito Mussi e Salvi portandosi dietro una pattuglia di Radicali e facendo la mini coalizione con Di Pietro da cui si allontana subito perché più bravo a fare opposizione rispetto a lui. Copia lo slogan principale a Obama, così che Yes We Can diventa “Si può fare”, peggio degli sceneggiatori di “Boris” che scopiazziano le serie tv americane per le sceneggiature di “Medical Dimension”. Per non parlare della presa per il culo di tutti gli internauti che lo paragonano il suo motto a quello della celebre scena interpretata da Gene Wilder in Frankestein Junior. Quando perde facendo il 33% dei voti, fatto sulla pelle della sinistra che sparisce in un arcobaleno, passa dal mito della rimonta fantasma raccontato durante la campagna elettorale al governo ombra, che non ha contato un cazzo all'epoca di Occhetto, idem per lui. Grazie a lui, la capitale passa per la prima volta nelle mani del centrodestra, Alemanno batte al ballottaggio Francesco riCiccio Rutelli, scelto personalmente da Walterloo che aveva battuto l'attuale sindaco nel 2006 con il 63% dei voti. Ma alla sinistra vincere fa schifo, lo sappiamo. L'ultimo giro di Walter avviene nel febbraio del 2009, dopo 16 mesi lascia la segreteria del Pd dopo che Soru viene abbandonato dal partito durante la campagna elettorale che Berlusconi conduce per il vincente Cappellacci, ora indagato per gli appalti sugli impianti di energia eolica. Un altro piagnisteo, Walter se la prende con tutti, dicendo che non era il partito che sognava (infatti è un incubo), che non c'è solidarietà nel centrosinistra (le alleanze le ha rotte tutte lui), che anche Berlinguer veniva accusato di essere troppo morbido (Si ma Berlinguer aveva al suo fianco Ingrao, Nilde Iotti e Pajetta, non la Binetti, Bettini ed Enrico Letta), dare più tempo al futuro segretario “perché un progetto riformista ha bisogno di più di 16 mesi (se fosse rimasto al suo posto, il suo bel partitello gli sarebbe crollato addosso e Bettini pesa). Valigie pronte per l'Africa? Magari, ha pensato qualcuno. L'unica Africa di Veltroni la conosciamo noi cittadini di Roma, che abbiamo sull'asfalto certe buche che nemmeno le strade sabbiose del Burundi. Continua a scrivere, il romanzo “Noi” viene apprezzato perfino da D'Alema che l'ha considerato ottimo come sostegno alle montagne del suo presepe (sì, D'Alema fa il presepe ogni Natale, al posto di Gesù Bambino c'è Occhetto però). Prima di risvegliarsi antiberlusconiano, spara una cazzata su Berlinguer, dicendo che “Craxi era più innovatore”, e io che pensavo che intascare tangenti fosse illegale. Da qualche mese, ha deciso di tornare alla politica attiva, quindi rompere i coglioni a Bersani, quindi a D'Alema . Rilascia interviste per Repubblica, il Fatto, va ad Annozero, sostiene che le stragi mafiose del 1992 e del 1993 furono fatte per battere i partiti progressisti e che Rina e Provenzano sono solo stati dei bracci operativi. E non esclude un suo riprovarci come prossimo candidato premier nel 2013. Ma anche no.

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