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Colossale malinteso alla base delle indagini sulla loggia P3

Ancien Regime

Berlusconi restituisce agli imputati di eversione la legittima patente di innocui vegliardi
14 luglio 2010 - Rouge (suda grappa di mirtilli)
Fonte: un pappagallo

«La cosiddetta P3? Nient’altro che quattro pensionati sfigati».
Alla sprezzante definizione del presidente del Consiglio è seguito un sospiro di sollievo da parte di quei milioni di italiani che avevano temuto di intravedere nelle losche mosse di alcuni attempati faccendieri l’ennesima trama destabilizzante di una storia patria mai stanca di intrighi e raggiri.
Grazie evidentemente a informazioni in suo esclusivo possesso, il premier ha potuto così tranquillizzare la nazione derubricando quello che pareva l’inquietante direttorio di uno Stato parallelo a goliardica combriccola di persone di una certa età.
Insomma, un clamoroso buco nell’acqua da parte della magistratura («L’ennesimo» - avrebbe sibilato il premier) frutto di un’imbarazzante serie di equivoci.
Trova infatti riscontro la circostanza che i sospettati si ritrovassero di primo mattino al tavolino di un bar. Strategia della tensione a colazione? Macché, un inoffensivo simposio davanti a un bicchiere di vino a stramaledire le donne, il tempo e la Corte Costituzionale.
Quindi tappa ai giardinetti. Stereotipato luogo di scambio con avvenenti spie venute dall’Est? Peccato trattarsi semplicemente delle badanti ucraine in compagnia delle quali i Nostri cercavano un po’ di refrigerio all’ombra dei platani in fiore.
E i vari tentativi di far perdere le proprie tracce e sfuggire ai pedinamenti?
Improvvisi attacchi di Alzheimer che portavano gli “eversori” a smarrirsi tra strade e vicoli prima che un barlume di lucidità li riconducesse sulla retta via.
E che dire allora di quegli informatori sparsi qua e là lungo il tragitto?
Nient’altro che operai coi quali discutere di lavori in corso, trivellamenti e tubature (altro che linguaggio in codice e messaggi cifrati!).
Solo un’intercettazione poteva a dire il vero prestare il destro alla teoria del complotto eversivo, vale a dire quel «È il momento di far saltare tutto» sfuggito di bocca a uno dei sospettati.
Ma sarebbe bastato prestare ascolto alle parole successive per carpirne subito il significato: «E mi basta tirare bene questa boccia per farlo, quanto è vero che stasera alla casa di riposo mi daranno ancora semolino».

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