Piccole patrie crescono
«Si comincia col negare l’evidenza e un attimo dopo si mette in dubbio l’esistenza del regno di Oz».
Questa la dura presa di posizione del P.D.U. (confederazione sindacale che unisce a livello mondiale le Patrie Disconosciute e Umiliate), che per voce del suo segretario Eta Beta se l’è presa con l’italiano Gianfranco Fini, reo di essersi espresso contro la plausibilità storica della Padania.
«L’operazione non è nuova – ha tuonato il portavoce – e in passato ne sono già state vittime la città di Atlantide e l’isola di Peter Pan. Modalità e intento sono sempre gli stessi: mettere in dubbio l’incontrovertibile allo scopo di negare le rivendicazioni autonomistiche di tutti i senzapatria del pianeta. Insomma, il caro vecchio motto del “Colpirne uno per educarne cento” in salsa centralista e anti-identitaria ».
A dimostrazione della solidarietà internazionale tra apolidi, in difesa dello spazio vitale leghista si sono levate all’unisono le più autorevoli voci dell’indipendentismo planetario.
«Umberto nient’altro che un re nudo? Allora io sono il giardiniere di Camelot!» - ha dichiarato uno scandalizzato re Artù.
«Io e Renzo siamo maturati assieme. Anche se le nostre strade si sono poi divise, io lo conosco bene: sarebbe come levargli da sotto i piedi la terra per cui ha tanto studiato e faticato…» - ha confessato telefonicamente una fonte anonima dal paese dei Balocchi.
A queste dichiarazioni si è subito aggiunto l’accorato appello di Frodo Baggins, storico rappresentante della comunità Hobbit: «Non è il momento di desistere dall’obiettivo finale. Voltafaccia e tradimenti non sono una novità. Prendete noi: Renato ha fatto da tempo la sua scelta autoproclamandosi signore dei tornelli agli ordini dell’elfo di Botox. Alla fine vedremo chi avrà avuto ragione».
«La ragione – ha chiosato il gallico Panoramix intento a distribuire ai Suoi la pozione magica – sta dalla parte di chi ce l’ha. E noi siamo dotati di senno e ponderazione. Vero Borgheziomix?».
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