La doppia truffa del referendum e del piano C
Dalle otto di stamane si vota il decreto Marchionne nello stabilimento di Pomigliano d'Arco. Cinquemila operai sono stati precettati ed obbligati al voto dal momento che la Fiat considera quella di oggi giornata lavorativa ed ogni assenza dovrà essere giustificata da certificato medico.
Ieri sono intervenuti grossi calibri nazionali a sparare le loro munizioni a volte fatte di volgari contumelie contro la Fiom e la resistenza operaia diffusa in tutta la Fiat. La signora Marcegaglia si distingue per particolare ed aggressiva volgarità. Nelle fabbriche del suo gruppo qualcuno dei suoi dipendenti ci lascia le penne ma questo non la induce ad avvicinarsi alla categoria dei lavoratori che non hanno la fortuna che lei ha avuto di nascere ricca in ricca famiglia con il rispetto che si usa tra le persone civili nei paesi civili.
Sacconi si dichiara convinto della sconfitta della Fiom ed anche questa è una stranezza, una anomalia di un paese che ha un Ministro del Lavoro di parte, embedded del padronato che impiega tutto il suo tempo a studiare con i suoi collaboratori come impedire l'accesso alle garanzie costituzionali agli operai, come rendere loro le leggi un groviglio inestricabile costoso ed inavvicinabile. Basti vedere l'allegato lavoro che è tutto un assedio leguleio all'art.18 disseminato di trappole per scoraggiare il ricorso alla Magistratura ed anche per impedire a questa di intervenire se lo volesse.
E' intervenuto il meridionalista Maroni per spiegare che è importante garantire alla Fiat di restare in loco e quindi che bisogna oggi votare si se si vuole "sicurezza nel territorio". Insomma chi non vota o vota a dispetto di Marchionne il no se proprio non è camorrista favorisce la camorra. Il fatto che il suo collega di governo, il sottosegretario Cosentino, inseguito da un mandato di cattura proprio per questioni di camorra, raccomandi come lui di non far dispiacere Marchionne non lo disturba. Si è mobilitata anche la Regione Campania con in testa il Presidente Caldoro, figlio d'arte, approdato dal craxismo alla destra berlusconiana e l'intero consiglio regionale.
Gli oligarchi della regione, tra i politici più pagati del mondo con stipendi di senatori ed annesse prebende e privilegi vogliono che gli operai isolino la cattivissima Fiom, approvino il programma Fiat, si facciano carico della concorrenza estera che dobbiamo sconfiggere per piazzare le nostre belle Panda. La Regione Campana ha alle spalle venti anni di sperperi bassoliniani e bipartisan, ha creato tanti amministratori di società miste del tutto inutili da fondare una vera e propria nuova classe di redditieri, non si sa quanti consulenti di consulenze che nessuno vede o legge siano a suo carico, non ha uno straccio di progetto di risanamento e sviluppo del territorio ma ritiene di appoggiare una dura scelta di impoverimento e sfruttamento dei suoi lavoratori e magari di fare del territorio campano una sorta di zona franca per gli investitori allergici al rispetto dei contratti e delle leggi.
La Fiat e la Confindustria sono molto inquieti e temono di non fare il pieno, di non avere una sottomissione plebiscitaria nel rito di potere che con molta teatralità e tante minacce è stato messo in piedi. Vuole a tutti i costi l'adesione di tutti. La democrazia del cinquantuno per cento non gli basta. Vuole che la Fiom venga radicalmente delegittimata della sua rappresentatività e che non non ci siano voti difformi corrispondenti alla sua forza nella RSU.
La posta in gioco non è il consenso al decreto già sottoscritto da quattro "sindacati" ma la sconfitta del sindacalismo autonomo e quando necessario conflittuale che oggi incarna la Fiom. Si deve sconfiggere la Fiom!! Delenda Fiom!! Si vuole fare del referendum un evento epocale, uno spartiacque tra ieri e domani. Da domani tutti i contratti nazionali di lavoro diventeranno carta straccia e si aprirà la stagione della Grande Deregulation. Ogni azienda presenterà il suo conto e pretenderà nuovi sacrifici ai suoi dipendenti.
Ma la Fiat è tentata da una operazione ancora più radicale. La cosidetta ipotesi C e cioè la cessazione dello attuale stabilimento ad una nuova società da lei stessa costituita che, come per l'Alitalia, azzererà la condizione di tutti i dipendenti e riassumerà le persone che le saranno gradite e che saranno disponibili alle sue voglie. Trattasi di vera e propria truffa, di un fumus che non regge perchè a rigore di logica dovrebbe essere l'intera Fiat a dichiararsi fallita e non soltanto lo stabilimento di Pomigliano d'Arco e perchè non si può ripetere l'evento Alitalia soltanto per avere la comodità di potere determinare le condizioni più vantaggiose per l'azienda.
E' vero che la materia del diritto é assai flessibile e manipolabile ma ci sono dei limiti tra il lecito e la truffa. Il Piano C si configurerebbe come una truffa dal momento che la cordata dei nuovi proprietari sarebbe rappresentata soltanto dal signor Marchionne, da Montezemolo, dalla famiglia Agnelli. Fiat venderebbe a se stessa! Non si può fare entrare l'asino per la coda!
Torniamo al voto di oggi. Si svolgerà non solo in un clima di ricatto perchè è stato detto che il decreto vidimato dai sindacati "responsabili" non ha alternativa ma anche in condizioni di non trasparenza e senza garanzie. Il referendum sarà gestito dai firmatari dell'accordo che naturalmente hanno interesse ad un risultato che confermi il loro operato. Ci saranno scrutinatori ed osservatori indipendenti? Le schede come saranno infilate nell'urna ed in presenza di chi? Ci sono garanzie per la segretezza del voto? Il mio ricordo del referendum CGIL-CISL-UIL sugli accordi stipulati nel luglio 2007 è sconcertante. Si attribuirono alla Sicilia 700 mila votanti che io considero inverosimili. Per me avevano votato al massimo duecentomila persone, e forse neppure queste, ma nessuno ha potuto contestare la cifra ufficiale di votanti con l'ottanta per cento per il si dal momento che gli strumenti elettorali erano tutti e soltanto nelle mani dei promotori del referendum.
L'Italia ha certamente bisogno di una legge che regoli questa materia ed in generale tutta la materia dell'art.39 della Costituzione a tutela dei lavoratori dal momento che i sindacati hanno assunto un ruolo che incide profondamente sui loro interessi che potrebbero, come spesso accade, non collimare con i loro.
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