Di Pietro e i Misteri
Nell’ultimo week-end Renato aveva dovuto subire due cadute. Non è che fosse caduto lui come qualcuno gli aveva detto (“è caduto da piccolo”-gli dicevano-) ma, metaforicamente parlando, gli erano caduti, anzi crollati, due miti. Il primo: il mito Di Pietro. Renato, aveva passato anni della sua vita a vendere copie dell’ Unità ai vecchi compagni di partito, (e gliene rimaneva una gratis), e, quando un certo Achille gli rubò il piccì, nel senso di P.C.I. di Berlinguer, non poteva permettersi di acquistare alcun giornale. Un suo amico, edicolante, gli faceva esaminare copie dei giornali, prive della testata, con cui avrebbe dovuto effettuare le rese. A volte gli faceva leggere in anteprima anche quotidiani che nessuno si sarebbe permesso non solo di comprare, ma perfino di sfogliare tipo “il Giornale” , che lui chiamava “giornorinale” , “libero”, (che anche lui, per restare in tema, chiamava “occupato”). Era perciò informato di tutto o quasi, perché lui vedeva il TG1, che lui chiamava “minzogiornale” o “menzogiornale”, a seconda dei casi. Il bello è che tutte queste testate, data la sua poca dimestichezza con la scrittura, non potendo scriverle in minuscolo, le pensava in minuscolo …. Sto divagando: sabato scorso, per tornare a noi, aveva riflettuto sui “rumors” e su tutto quanto si diceva a proposito di Di Pietro. Quest’ultimo , molisano come lui, era il suo mito, fin dall’era di “mani pulite”, e, nonostante i passaggi da D’Alema a Bertinotti e poi a Diliberto, divenuto l’unico suo punto di riferimento in politica. Perciò Renato arrivò, sempre da molisano, alla conclusione che “’U cchiù pulito tè la rogna!” (Frase che, in italiano, si può senz’altro tradurre con: “Il più pulito ha la scabbia!”). Le sue conclusioni furono comunque: meglio Di Pietro domani che Berlusconi oggi ed anche domani.
Il secondo mito spezzato era quello dei Misteri. Spiegare a chi molisano non è ed a chi comunque non li ha visti, è cosa ardua. Cosa sono i “Misteri”? Si tratta di una processione per le vie di Campobasso di alcuni “ingegni”, ideati e realizzati da un artista campobassano, Paolo Saverio Di Zinno, nella prima metà del settecento, raffiguranti gruppi di santi e madonne in carne ed ossa, ma le figure che più impressionano sono quelle dei diavoli e degli angeli. Questa è l’eterna lotta fra il bene e il male. Non mi soffermerò più di tanto sulla figura dei diavoli, ma su quello che domenica (giorno del Corpus Domini in cui ogni anno si effettua la processione) era accaduto e che aveva colpito Renato relativamente agli angeli. C’è da dire che il Nostro è sostanzialmente agnostico (anche se lui non lo sa, non perché sia ignorante, ma perché , pur avendo la sola licenza elementare ha una sua cultura da autodidatta: ha letto quasi per intero “Il capitale”, quando i tre volumi facevano bella mostra nella biblioteca della sezione del Partito e molte altre lievi cosucce come “I quaderni dal carcere” di Gramsci), ma toccate i misteri ad un campobassano e ve lo fate nemico. Orbene solo quella mattina Renato si accorse che le macchine , a cui erano appesi quei bambini che raffiguravano gli angeli, non erano altro che dei veri e propri strumenti di tortura. Aveva ragione il tutore pubblico dei minori del Molise, che aveva lanciato il grido d’allarme in tal senso o il sindaco di Campobasso che aveva detto testualmente: “Garantisco che non c'e' nessuno che costringe questi piccoli a salire sui "Misteri". Sono loro che vogliono farlo”.? Renato pensò che la frase del sindaco, (da notare che lui era prevenuto nei riguardi del sindaco passato poco tempo addietro dalla Margherita al Centrodestra) era simile a questa: “Garantisco che i bambini sono contenti quando vengono violentati da un pedofilo. Sono loro che vogliono farlo.” Il problema da risolvere rappresenta quindi l’ultimo dei misteri di Campobasso..
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