Santoro addio?
- Santoro addio? -
di Paolo De Gregorio, 20 maggio 2010
Varie pagine del “Fatto Quotidiano” di oggi, 20 maggio, sono dedicate all’accordo di Santoro con la RAI, che sembra più un licenziamento incentivato che una scelta del giornalista.
Alte sono le grida emesse con lettere al giornale che invitano Santoro alla “resistenza”. Io non sono tra questi.
Non sono mai riuscito a seguire Santoro, come non riesco a seguire il gemello Floris, e disprezzo tutti questi falsi dibattiti, astiosi e urlati, che sedimentano nelle persone una certezza, negativa, che è quella che hanno sempre ragione i più telegenici e aggressivi, e si accetta il principio che è impossibile esprimersi pacatamente e con argomenti basati sulla realtà dei fatti.
Se vogliamo restare con i piedi saldamente a terra, dovremmo dedurre che queste parodie mediatiche della democrazia, ascritta ad una sinistra che non esiste, hanno portato solo sconfitte elettorali e sono la foglia di fico per giustificare la conquista coloniale di Rai1 e Rai2 da parte delle truppe minzolinate inviate dal padrone d’Italia.
E’ ora che, di fronte ad una RAI occupata militarmente, la si smettesse con i piagnistei ed i mugugni, si dicesse ad alta voce che la RAI è irriformabile, in quanto riempita di soggetti fedeli a partiti politici o parenti dei funzionari, e che l’unica strada è abbandonarla al suo destino, non pagare più il canone, e fare come ha fatto Travaglio che ha fondato un giornale autogestito dai giornalisti.
Vi è più di un milione di persone, quelle che hanno consentito a Santoro di andare in onda al Paladozza di Bologna, disponibili a finanziare una emittente televisiva nuova, autogestita da un gruppo di giornalisti televisivi, satirici, intellettuali emarginati, che devono semplicemente darsi da fare, finirla con titubanze e paure, e dimostrare che nulla è più progressista di una iniziativa al di fuori dei partiti e dei potentati economici (vedi De Benedetti che fa il segretario occulto del PD), e proporre una linea editoriale di assoluta indipendenza, di attenzione ai problemi reali delle persone, che provochi in tutte le regioni una partecipazione giornalistica dei cittadini che vogliono denunciare e cambiare.
A livello televisivo non c’è ancora uno spazio, come quello nella carta stampata rappresentato da Travaglio e soci, bisogna occupare questo vuoto, e se contribuiamo a far fallire l’odiata RAI togliamo potere ai partiti e a Berlusconi.
Se Santoro e i suoi sodali non faranno questo è segno che la passione civile così sbandierata non era vera, e le dure critiche di Massimo Fini più vicine alla realtà.
Travaglio è partito con una campagna di abbonamenti preventivi e ce l’ha fatta.
Santoro e altri potrebbero fare lo stesso: se mi chiedono di disdire l’abbonamento RAI e metterlo a disposizione della BBC del popolo, io lo faccio subito e convinco parecchie persone a farlo.
Nessuno ci regalerà mai niente e le conquiste sono lente, dure, faticose, ma se finisce la passività e inizia la cultura della iniziativa dal basso e dell’autogestione si apre una nuova era.
Paolo De Gregorio
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