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Chiodo schiaccia chiodo.

11 maggio 2010 - PV

...

Ognuno di noi trascina sulle proprie spalle un sacco invisibile.

Vi imprigioniamo tutte le parti più autentiche di noi, quelle primitive, pure potenzialità che condanniamo nel silenzio. Condizionati e repressi da educazione, famiglia, amicizie, amori, cultura, religioni, società. Sulla nostra superficie, nel migliore dei casi, non ne resta che una parvenza imbarbarita.

Insieme alle energie inespresse, nel sacco stipiamo ciò che più ci spaventa e tutti i nostri ricordi, registrati con ciascuna emozione e dolore del momento in cui sono stati vissuti.
Questa è la nostra ombra, l’oscuro recesso della nostra anima, l’inconscio. Il suo scopo è quello di evitarci di soffrire. Se non vi fosse però una porzione del sacco occupata dagli "schemi di comportamento", elaborati per ogni sofferenza e frustrazione, lo "scopo" non avrebbe traduzione pratica.

Ottimo! Il meccanismo di difesa funziona bene quando ritiriamo la mano prima che si bruci sul fuoco. Ma le cose si complicano quando lo schema del dolore limita la libertà di fare, la capacità di amare, di socializzare, di riuscire nel lavoro, di affrontare i problemi... di gioire.

Alcuni o molti di noi, al sopraggiungere di una difficoltà di vita, reagiscono degenerando il proprio equilibrio psico-fisico e sprofondando nel male esistenziale. A questo punto, pur coscientemente consapevoli e desiderosi di venirne fuori, deleghiamo all’esterno la nostra salvezza. Sperperiamo il tempo in attesa di improbabili segnali del destino o peggio, spesso invochiamo un altro shock emotivo, un dolore nuovo che scalzi quello vecchio, "solo attraverso altra sofferenza capirai… la sofferenza".

Ahahahah …scusate! La strada è scendere negli abissi. Ma è troppo faticoso e conviene delegare, è più facile voler soffrire ancora, riducendoci così a ripetere gli schemi all’infinito.

Non siamo nati per soffrire, e se Vogliamo Crederci è solo "dentro" la chiave. Alla scoperta delle radici del male di vivere e della nostra anima segregata.

“Fare evaporare l’acqua radicale”
, dicevano i filosofi ermetici, accedere all’ombra per solarizzarla. Soltanto portandola alla luce, la nostra ombra si purificherà dal dolore, e solo così cambieranno gli schemi che da essa dipendono e migliorerà la nostra vita. E’ una strada lunga e difficile ma val la pena incamminarsi... e non a chiacchiere, con quelle siamo tutti capaci.

ANT

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