Retroscena delle dimissioni di Scajola, ovvero l'anatomia della decisione di un Capo
Silvio Berlusconi è rinchiuso nel suo studio, la scrivania sommersa da articoli di giornali diffamanti contro il governo e il suo partito. E’ difficile, ma non può tirarsi indietro: a qualcuno va tagliata la testa. Non fosse altro per non alimentare l’anti-casta, che alle ultime elezioni gli ha vaporizzato due milioni di voti. Scava nel mucchio di carta davanti a sé, prende la cartella con le schede dei politici da passare in rassegna.
Il primo è Altero Matteoli, accusato di favoreggiamento dopo aver fornito informazioni al prefetto di Livorno Gallitto di un’indagine in corso. Silvio scuote la testa: no,no, cosuccia da niente. Il secondo è Fitto, due rinvii a giudizio per una presunta tangente da 500.000 euro. Berlusconi sospira – tutti noi siamo stati giovani, eh, come dimenticarlo?-. Poi è la volta di Cosentino, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa con i Casalesi. Silvio sbuffa: sempre la stessa storia, come se poi politica e mafia fossero due cose separate. Guido Bertolaso, indagato nell’inchiesta sugli appalti del G8. – questo moralismo sui soldi pubblici poi…- fa un salto sulla sedia – proprio non si regge-. C’è Denis Verdini, sospettato di corruzione per gli appalti degli impianti eolici in Sardegna. – e poi chi ci metto al suo posto come coordinatore nazionale? Ci manca solo che mi rifilano Bocchino! Non se ne parla…-. Infine Scajola, non ancora indagato, ma certamente colpevole di essersi fatto comprare una casa al Colosseo. – no, no, questo non si fa… voglio capire un SUV, ma la casa te la compri con i soldi tuoi, o al massimo non ti fai beccare-. Berlusconi chiude la cartelletta: la decisione è presa. – e poi dicono che disprezzo la legalità!- . Alza la cornetta, drin-drin, chiama Vittorio Feltri. – Vittorio, sono Silvio-. - dimmi Silvio- - Ho deciso: attaccate pure Scajola, ma con garbo. Molto meglio se siete voi a dirglielo-. – Ai suoi ordini, capo-.
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