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Dopo il crollo della sinistra senile, il delirio della destra giovanile

L'"editoria non conforme" e i pupazzetti di marzapound

In piena crisi delle ideologie, Tolkien e D'Annunzio diventano obsoleti: nei centri sociali piu' a destra perfino Ciarrapico e' un riferimento culturale.
21 aprile 2010 - Ulisse Acquaviva

Manifesto sull'incontro a Casapound con Ciarrapico sull'editoria non conforme.

Noi lo avevamo detto gia' da tempo: il problema con i neo-post-paleofascisti e' che non sono piu' quelli di una volta.

Il termometro del cambiamento e' l'organizzazione a Roma di un convegno sull'"editoria non conforme" che vede come ospite d'onore nientemeno che l'"onorevole Giuseppe Ciarrapico, editore", dove il titolo di onorevole e quello di editore sono sfoggiati simultaneamente e con orgoglio sul manifesto di presentazione come un segno di modernita' che celebra due diversi interessi liberati da qualunque conflitto.

Un teatrino cosi' ce lo aspettiamo dai vecchi parrucconi della politica, da mammalucchi senza passione che non sentono piu' ribollire il sangue nelle vene per le cose in cui credono, da gente ormai rassegnata al compromesso, abituata a scendere a patti col potere e i potenti, al massimo in qualche libreria Mondadori. Ma a sorpresa l'altare che celebra la trasfigurazione mistica di Ciarrapico e' allestito nientemeno che dai giovani e focosi "camerati" del centro sociale romano "Casapound", il cuore pulsante di quelli che si definiscono i "fascisti del terzo millennio".

Viene da piangere a vedere come si e' ridotta gente che aveva come riferimenti culturali l'universo fantasy di Tolkien e la poesia di D'Annunzio, e che ora celebra come eroi dell'"editoria non conforme" piccoli "berluschini" come Ciarrapico.

E piangendo mi chiedo che speranze ci sono per un paese dove i ragazzi imparano la "non conformita'" con il potere dominante guardando anziani di 76 anni da sempre organici al potere. che hanno usato i media per costruire e rafforzare i loro feudi privati, in perfetta conformita' con l'ecosistema politico ed economico nel quale si sono ritagliati una nicchia di sopravvivenza.

Vedere i giovani di destra che si affidano a Ciarrapico come guida culturale e' stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: avevo appena elaborato il passaggio da De Andre' a Morgan come riferimento musicale dei giovani di sinistra, il primo bocciato dal Vaticano per l'uso musicale dei vangeli apocrifi, il secondo bocciato da Sanremo per l'uso personale di "sostanze rilassanti" tipo cocaina.

Ma non vogliamo essere generici e qualunquisti: scendiamo nel merito e soffermiamoci per un attimo sullo specifico curriculum che Wikipedia associa all'"Onorevole editore": gioventu' da simpatizzante fascista, poi dc della corrente andreottiana, condannato con sentenze passate in giudicato per faccende legate a lavoro minorile, bancarotta, finanziamento illecito ai partiti e perfino persecuzioni a mezzo stampa (stalking) ai danni di una giornalista che gli stava antipatica. In effetti ce n'e' quanto basta per trasformarlo in un eroe del nostro tempo, un perfetto modello della cultura dominante.

Con questa immeritata apparizione mistica nei circoli piu' ribelli della destra giovanile, Ciarrapico si e' conquistato sul campo il titolo di "pupazzetto di marzapound": una marionetta da esibire in pubblico come i pupazzetti di marzapane dei giorni di festa, buoni solo per riempire la pancia nelle tre ore necessarie ad espellerli con una forma materiale piu' consona al loro valore culturale.

Cari pasticcieri dei pupazzetti di Marzapound, sul vostro manifesto leggo lo slogan "dove il confronto e' libero", e allora mi dichiaro pronto a confrontarmi: mi dite che cosa ha detto Ciarrapico di cosi' esaltante in quel dibattito? Sono pronto a rimangiarmi tutto quello che ho detto se si e' trasformato nel nuovo D'Annunzio pronto a trascinare folle di giovani sull'onda di un ideale, per quanto stronzo possa essere questo ideale.

In caso contrario, lancio un accorato appello ai dirigenti di Casapound: tirate fuori le palle. Ridateci i vecchi dibattiti, quelli che ci facevano incazzare con posizioni diametralmente opposte alle nostre, quelli dove si intravedeva un barlume di sincera passione anche dietro tesi e iniziative che ci apparivano odiose, quelli dove parlavano persone giovani con gli occhi accesi che ti davano voglia di sfidarli ad una battaglia di idee, e non vecchi potenti, ammuffiti e noiosi con gli occhi spenti che ti ammosciano la tensione politica togliendoti ogni voglia di combattere per quello in cui credi. 

Ma forse avete ragione voi, lasciamo perdere le battaglie di idee, l'onesta' intellettuale, le ideologie e altri vecchi orpelli del secolo scorso. Meglio affidarci alla guida degli uomini d'affari, tanto e' tutto inutile: a destra, a sinistra, tra i vecchi e i giovani, nei grandi partiti e nei piccoli circoli alla fine chi ha ragione sono sempre loro: gli "onorevoli editori" seduti sui banchi piu' alti del parlamento a farsi i cazzi loro predicando grandi valori ai giovani che hanno lasciato senza futuro mentre nel frattempo devastano il paese. E viva la non conformita'.

 

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