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MA GLI ITALIANI CHE PAESE VOGLIONO?

Qualcosa mi induce a pensare con malvagità che l’Italia è il paese dei senza Stato e che gli italiani siano un popolo che gode a non avere uno Stato e dei rappresentanti seri e onesti.
10 aprile 2010 - Pier Katana (Piero Cattani)

Oggi seppellirò la mia copia consunta, consultata ed evidenziata della Costituzione, quella che era la mia ultima speranza, con buona pace di chi si impegnò a redigerla avendo ancora negli occhi lo sfacelo di una nazione che usciva dalla tragedia immane della dittatura e della guerra.
Il mio lavoro mentale di cercare di capire il perché dell’attuale deriva italiana mi porta sulle strade del delirio. La mia lucida follia mi induce a pensare con malvagità che l’ Italia è il paese dei senza Stato e che gli italiani siano un popolo che gode a non avere uno Stato e dei rappresentanti seri e onesti sia intellettualmente che moralmente.
Il popolo italiano non vuole uno Stato efficiente, non vuole amministrazioni pubbliche funzionanti, non vuole infrastrutture all’avanguardia, non vuole che si combatti la criminalità, perché mutare l’equilibrio delle cose gli incute terrore, il cambiamento lo spaventa perché l’efficienza di uno Stato serio decreterebbe la fine del suo egoismo e del suo prevaricare sugli altri. Fondamentalmente l’italiano è antropologicamente disonesto. Il suo scopo quotidiano è fregare il prossimo. E’ la sua ragione di vita. E’ talmente abituato e immerso nella disonestà, fatta e ricevuta, da credere che sia la normalità. Anzi, è capace di risentirsi se qualcuno gli fa notare che il suo comportamento è scorretto. La disonestà, si sa, va di pari passo con la presuntuosità che a sua volta lega bene con l’ignoranza, perché alla base di tutto c’è una profonda e diffusa ignoranza morale. Un’ignoranza alimentata principalmente dalla nostra classe politica costituita da politicanti da strapazzo dediti al politicantismo più perverso, che proprio nell’analfabetismo del popolo costruiscono la loro forza. Politicanti e popolo vivono in simbiosi avendo nella disonestà il loro collante. Un collante oscuro e fetido che li inebria nei baccanali delle loro banali vite.
La coscienza è assente, è sparita, si è dissolta come liquame nelle fogne. D'altronde, si potrebbe mai immaginare la nostra classe politica fare realmente politica o gli italiani interessarsi alla politica, insieme per il bene comune, se sono entrambi deprivati di coscienza?
La politica, stando a quello che ci viene definito dal dizionario della lingua italiana (Devoto-Oli), è la “scienza e tecnica, come teoria e prassi, che ha per oggetto la costituzione, l’organizzazione, l’amministrazione dello Stato e la direzione della vita pubblica”. Scienza e tecnica… direzione della vita pubblica. Chiudiamo gli occhi e pensiamo ai nostri politici. No, non sorridete!!! Soffermiamoci sulle parole “…scienza e tecnica… direzione della vita pubblica…” e in effetti, pensandoci bene l’Italia è proprio il paese degli “scienziati”. Per il bene delle nostre vite abbiamo eletto il fior fiore degli scienziati che occupano i più importanti posti di comando della vita pubblica. Chissà perché, tuttavia, c’è sempre qualcosa che va storto e che blocca gli ingranaggi del sistema. Sarà la troppa scienza che preme nella loro scatola cranica e che ogni tanto li manda fuori fase? Sarà la raffinata tecnica amministrativa da loro ideata che non tutti comprendono e vogliono mettere in pratica che rallenta il progresso di questo paese e annienta il benessere della gente?
Ma che importa! A noi va bene così. A noi italiani che viviamo nella gloria di frasi fatte e false come quella degli “italiani brava gente” che nei secoli si sono macchiati di crimini orribili nei confronti di altri popoli, a noi che acclamiamo come vincitore il più forte salvo poi svegliarci dal torpore dell’estasi di un sogno irrealizzabile e inneggiare al nuovo Cesare assetato di voti, a noi che imprechiamo per gli sgarbi subiti per poi non rispettare le elementari regole della civile convivenza. A noi, popolo italiano, che siamo facili all’indignazione quando ascoltiamo le notizie degli scandali giudiziari dei nostri politici senza onore, per poi votarli comunque, perché altrimenti vincono quegli altri che sono di un altro colore e che forse sono meno peggio ma ai quali non bisogna dargliela vinta.
L’Italia è un enorme e patetico stadio dove tifosi faziosi di ogni ceto sociale si insultano e si odiano. Siamo tifosi che godono a veder soffrire l’avversario, e questo tifo malato è entrato decenni fa nella politica decretando la fine della nostra nazione. Non è l’uomo con le sue buone idee che viene ascoltato, ma l’odio profondo che obnubila la mente e distorce la realtà.
Tutto questo può sembrare un assurdità, chi scrive potrà essere additato come un farneticante nemico della nazione italiana e allora chiedo lumi a chi mi ha preceduto e vissuto in periodi diversi da quello attuale.
Decenni fa Leonardo Sciascia in “L’affaire Moro” scriveva così: “E del resto il richiamo e la congenialità per cui almeno un terzo dell’elettorato italiano si riconosceva e si riconosce nel partito della Democrazia Cristiana appunto risiedono nell’assenza in questo partito, di un’idea dello Stato: assenza rassicurante, e si potrebbe anche dire energetica”.
Viene da chiedersi se in Italia la buona politica sia mai esistita?
Vedendo il baraccone decrepito di fenomeni dell’intelletto, votanti e votati, che si aggirano in preda allo stordimento del potere dell’odio, affaccendandosi a sopprimere l’anima della Nazione sembrerebbe proprio di no.
Pier Katana (Piero Cattani)

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