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RAI: la paura della libertà

26 marzo 2010 - paolo de gregorio
Fonte: riflessioni

- RAI: la paura della libertà -
di Paolo De Gregorio, 26 marzo 2010

Di fronte alle macerie del defunto “servizio pubblico”, con l’inarrestabile occupazione di TG1 e TG2 degli uomini del Cavaliere, di fronte ad una “Autority” di controllo in mano a uomini del Cavaliere, di fronte alla chiusura delle trasmissioni sgradite al Cavaliere, si è finalmente creato un “anticorpo”, Raiperunanotte, autogestito da giornalisti, sindacato, attori, cantanti, comici, cittadini, volontari, che si è autofinanziato e ha gestito una comunicazione di massa di notevole peso.
L’alternativa alla RAI, a quel covo di venduti ai partiti e ai potenti di turno, c’è e può camminare con le proprie gambe.

La prima cosa da dire (e lo ripeto da anni) è che questa RAI, infarcita di parenti di politicanti e di giornalisti servili, non è riformabile e va fatta fallire con lo sciopero del canone.
Naturalmente noi un vero “servizio pubblico” lo pretendiamo, crediamo che sia un indispensabile contrappeso alla disinformazione dei privati, e ciò deve essere ottenuto proponendo una soluzione, che anche ieri sera a Bologna non è stata prospettata da nessuno.

La “personalità giuridica” della RAI, costruita con i denari dei cittadini e sostenuta dal canone pagato dai cittadini, deve cambiare ed essere denominata “public company”, i cui azionisti e detentori del potere sono coloro che pagano il canone (cosa che deve essere facoltativa), con elezione diretta, in concomitanza con le elezioni politiche, di un direttore generale plenipotenziario, scelto tra personalità assolutamente indipendenti da qualunque potere economico, politico, confessionale, canone pagato alla, mano, senza pubblicità.
La sostanza è tutta qui: sottrarre un indecente potere a Berlusconi e ai partiti è necessario per la democrazia e bisogna farlo ad ogni costo.

Certo ieri sera la faccia un po’ tesa di Floris e il suo balbettare senza dire nulla di utile e comprensibile, sapeva di grande paura e prudenza e si capiva che con questi soggetti non si va da nessuna parte.
Ad incoraggiare una linea dura, di autogestione possibile e ormai indispensabile per fermare il monopolio della informazione, vi è l’esperienza di grande successo del quotidiano “il Fatto”, autogestito dai giornalisti, senza padroni, e che per di più ha respinto i finanziamenti pubblici dell’editoria.
Ieri sera si è dimostrato che senza soldi, senza partiti, senza palinsesto, si è messa in piedi una comunicazione di massa basata solo sulla propria credibilità professionale, contando su larghe masse di persone che non si sentono rappresentate da nessuna emittente e che cercano una strada e una coesione sociale basata sulla ricerca della verità, sui valori, sulle prospettive (nere) economiche e ambientali.
Internet ha aiutato molto, sarà il “media” del futuro, ma OGGI il 70% dei cittadini italiani ha solo la televisione come informazione, e con questa realtà dobbiamo fare i conti.

Ieri sera abbiamo goduto di un assaggio di libertà ed autogestione che ci può far capire quanto sia necessario uno strappo con l’attuale regime del pensiero unico, e tutti coloro che amano questa libertà devono impegnarsi a fondo ed essere disposti a pagare dei prezzi.
La rivoluzione copernicana, possibile, consiste nel passaggio dal servilismo dei giornalisti verso i partiti ed i capi bastone, all’autogestione senza più padroni, nell’interesse dei cittadini, che solo allora pagheranno volentieri il canone, per essere informati, per partecipare con il proprio voto e non solo, per finirla di essere sudditi.
Paolo De Gregorio

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