Ciao ciao, belle TETTONE!
"Rinascessi femmina suppongo che passerei tutto il tempo a toccarmi le tette", disse un giorno Woody Allen.
"Se Berlusconi avesse un filo di tette probabilmente farebbe anche l'annunciatrice in una delle sue TV", sentenziò un altro giorno Enzo Biagi.
C'è poco da fare. Già dai tempi in cui l'homo si fece erectus un bel paio di tette ha sostituito alla vista frontale dello stesso l'unico richiamo fino allora funzonale all'atto atto a procreare, ovvero la rotondità delle chiappe. Da quel dì in poi il maschio d'ogni latitudine e razza ha inesorabilmente ceduto al richiamo della mammella (dal latino mammam) non soltanto in quanto dispensatrice del primo alimento, ma anche - e soprattutto appena passata da un po' l'età dello svezzamento - quale richiamo supremamente erotico.
Scavalchiamo ora, come si scavalcano pedalando due cunette o dossi, tutta la storia del petto della donna nel corso dei secoli e arriviamo ai giorni nostri. Laddove la romanesca zinna, la puppa toscana, la minna sicula, insomma il seno del Devoto-Oli ci sommergono come nel carro che quei burloni di crucchi hanno allestito al Carnevale di Colonia, raffigurando il Berlusca sprofondato in un mare di ghiandole mammarie.
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