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Riceve proiettili sotto casa, ma non vuole isolarsi dal mondo che racconta a teatro

Giulio Cavalli, l'uomo che non sopporta le mafie e le scorte

Le minacce ricevute finora non sono bastate a fermare l'attore. E noi lo scortiamo con un appello contro il silenzio
10 febbraio 2010 - Sergio Nazzaro e Mauro Biani

Giulio Cavalli rifiuta di essere una vittima delle minacce mafiose. Non ha voglia di essere un’icona del’antimafia sotto scorta. Giulio ama lavorare, recitare i suoi monologhi. Non aspira al lavoro di: “attore sotto scorta”. Eppure, ancora una volta, gli hanno recapitato proiettili: 23 sparsi davanti al teatro dove andava in scena. E ci domandiamo come cittadini come mai ci sia tutto questo silenzio assordante su questa situazione. Come ci sono morti di mafia di serie B, ci sono minacce di mafia di serie B? Come è possibile che ci sia una tale impunità e protervia che non sia soppressa con fermezza. LA sfida allo Stato passa attraverso la sfida alla vita di un attore di teatro. Non desideriamo essere spettatori impotenti, né dell’assurda barbarie delle minacce e della criminalità mafiosa, né di giochi editorial-politici che permettono questo assurdo silenzio. Il nostro appello è di alzarsi dalle sedie, dall’essere spettatori e di consegnare un gesto di profonda solidarietà e vicinanza a Giulio. Senza richiami melodrammatici o mediatici, ma consapevoli che un attore sotto scorta è un fatto che accade solo in Italia. Ed è un’assurdità. Ai giullari, secoli addietro, tagliavano la testa perché mettevano a nudo il potere. Oggi la Storia si ripete. Basta con il silenzio. Basta con i simboli antimafia usati come gadget per pulirsi la coscienza. Qui c’è la vita di un uomo in pericolo e c’è bisogno della nostra voce. La voce di tutti.

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