Krancic racconta Bersani
Ho conosciuto Andrea Bersani in occasione della premiazione di un concorso di umorismo e satira a Campi di Bisenzio, un paese alle porte di Firenze, nel maggio del 2004. Ero stato chiamato nella giuria del premio, dall’amico Umberto Rossi, anch’egli disegnatore satirico, per dare il mio contributo nella scelta dei lavori (un centinaio e più di opere).
Ci mettemmo al lavoro. Ci passavamo le opere e ad ognuna davamo un voto su una scheda. Proseguivo il lavoro con impegno; ma senza che mi fossi entusiasmato più di tanto, finchè non mi capitò fra le mani un disegno. Mi colpì la cifra stilistica e grafica. Un disegno fuori dai canoni della vignetta classica. “Ci siamo”.
Dissi ad Umberto Rossi. “Guarda questo...”.
Anche l’amico fu concorde con il mio giudizio. Battagliammo un po’ con il resto giuria che storceva il naso, come un cultore della pittura di Botticelli di fronte ad un quadro di Basquiat, ed ottenemmo per il disegno il secondo premio ex-equo. L’autore era Andrea Bersani.
Ci fu la premiazione e conobbi Andrea. Capelli lunghi, barba, aria riservata. Un personaggio, forse per il suo accento bolognese, che mi rimandava a certe atmosfere felsinee, fatte di canzoni di Guccini, immagini di Piazza Maggiore, DAMS, Wu Ming e il suo “54”. Forse luoghi comuni, ma l’impressione che ne ebbi fu questa. Ci siamo ritrovati un paio di anni dopo sulle pagine del settimanale di satira “Veleno”.
Per me è stato un piacere.
“Uccellacci e Uccellini” perchè? Perchè come nel film di Pasolini , Andrea per illustrare i suoi pensieri caustici e taglienti, ha scelto due pennuti (lui li definisce aironi). Saccenti, indisponenti, irriverenti come il corvo del film, e sempre disegnati con quel tratto di classe di Andrea: “nervoso” e anarchicamente ordinato.
Eh sì, perchè Andrea, nella sua “follia” stilistica ha del metodo. Come ogni vero artista.
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