Capodanno in casa Lega
I preparativi fervono nella sede della Lega in attesa dell’arrivo del 2010.
Dopo tanti anni Umberto Bossi ha infatti riabbracciato il calendario gregoriano e abbandonato quello celtico-druidico che faceva coincidere la prima data dell’anno con il 18 agosto (giorno dell’evaporazione al sole della polenta). Anche in casa del Carroccio si è tornati quindi ai classici 365 giorni invece dei 35 precedentemente fissati per facilitare il conteggio del figlio del capo.
Si tratta di un ulteriore significativo passo da parte della Lega verso le convenzioni occidentali dopo che già a Natale i tradizionali bue e asinello erano tornati nella mangiatoia del presepe a sostituire i paganeggianti ipogrifo e grifone (per il re magio di colore non c’è fretta).
Il ministro Roberto Maroni ha poi colto l’occasione per farsi promotore della campagna preventiva contro la pericolosità dei botti artigianali annunciando la ben più rassicurante iniziativa “Botte di Capodanno”: una speciale delega da parte del ministero dell’Interno consentirà alle ronde padane di sostituire i tradizionali scoppi del 31 dicembre con più genuini schiaffi e calci a danno degli extracomunitari. Per chi temesse un effetto diluito in termini di fragore e boati sono arrivate le parole rassicuranti del titolare del dicastero: «Non è affatto vero, basta saper mirare nei punti giusti!».
Favorevole alla proposta l’euro-parlamentare Mario Borghezio che, sulla scia del successo natalizio di “White Christmas”, ha già pensato di ribattezzare l’operazione “Ceppi New Year” con narcisistico riferimento alla sua proposta di impronta cristiana per la reintroduzione della schiavitù su base etnico-razziale.
Entusiasta dell’idea anche il ministro dell’Agricoltura Luca Zaia che vede nell’abbandono dei fuochi artificiali un primo sforzo per ritornare alla naturalezza dei falò atavici, come da tanti anni avviene negli Stati Uniti con l’incendio di simpatiche croci allegoriche da parte di giocherelloni incappucciati.
«Ciò non significa che tutto ciò che è vecchio e logoro va conservato, anzi spesso va buttato dalla finestra!» – ha tenuto subito a precisare il ministro Calderoli prima di informarsi sulla residenza dell’arcivescovo Tettamanzi.
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