Kapòccetto rosso
Finalmente svelati identità e movente della giovane infagottata di rosso che la notte di Natale aveva cercato di assalire Benedetto XVI confondendosi tra le gremite navate della basilica di San Pietro.
Nessuna psicolabile di origine svizzera come fatto credere in un primo momento, bensì una sconvolgente verità al limite del surreale dove fiction e realtà si confondono, al punto da convincere le autorità di sicurezza a fornire una ben più rassicurante versione di facciata.
Accurati riscontri digitali hanno infatti permesso di appurare che la responsabile dell’insano gesto sarebbe la piccola attrice che in “Schindler’s List” di Steven Spielberg indossava un analogo cappottino rosso nella scena in bianco e nero del rastrellamento del ghetto ebraico di Cracovia.
A distanza di anni la ragazza, che nel film sopravviveva all’atroce destino grazie a un nascondiglio di fortuna, avrebbe tentato di vendicarsi dopo aver riconosciuto nel sommo pontefice uno dei giovani soldati tedeschi partecipanti all’operazione di pulizia etnica.
Di fronte alla contestazione di confondere piano storico e messinscena cinematografica, l’assalitrice avrebbe replicato: «Perché? Uno che si appresta a celebrare il parto di una vergine vi sembra credibile?».
Da parte papale stizzita replica una volta appresa l’infamante accusa: «Qui non zi tratta di negare mio paszato in gioventù hitleriana. Qui zi tratta di ristabilire esattezza storica: io quela zera ero di stanza a Treblinka!».
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