I ragazzi dello zoo di Papino

Clamorosi esiti dall’iniziativa di alcuni politici di centrodestra che negli scorsi giorni si erano sottoposti volontariamente a un test antidroga che avrebbe dovuto sincerarne la purezza fisica e il candore morale. A dire il vero nessuna traccia di cocaina, hashish o droghe sintetiche è stata rilevata dall’esame del cuoio capelluto dei parlamentari. Tuttavia altri peli sottratti di nascosto dalle natiche dei Nostri attesterebbero una dipendenza ossessiva da cadreghina. Nota sin dalla Prima Repubblica all’epoca delle stupefacenti riunioni del Pentapartito, questa sostanza ha poi conosciuto un vero e proprio boom a partire dagli anni Novanta. È da allora infatti che la sede dello spaccio si è spostata dalle austere panchine di Piazza del Gesù ai lussureggianti giardinetti di Palazzo Grazioli. Il tipico tossico da cadreghina è facilmente riconoscibile per il morboso attaccamento allo scranno istituzionale. Assuefazione che lo porterebbe a compiere ogni sorta di oltraggio democratico pur di non perdere la poltrona, fino al punto di mortificarsi nel soddisfacimento dei capricciosi desiderata del pusher. Ne sono un esempio la deliberata umiliazione della magistratura allo scopo di proteggere il proprio spacciatore. Oppure lo spergiuro insistito per coprire le marachelle private del medesimo. Così come il tipico atteggiamento schizofrenico da drogato frutto allo stesso tempo di vittimismo conclamato ed euforico narcisismo (in termini scientifici gasparrite). Guai poi a chi, pur della stessa cricca, osasse mettere in dubbio le capacità taumaturgiche del fornitore. Nei casi più gravi sono stati rinvenuti nel sangue anche residui di clericalina a creare un mix letale per la salute della Costituzione, per la morte della quale è già pronto l’epitaffio voluto dal sottosegretario Giovanardi: “Non erano gli altri a essere nocivi, era lei che era troppo democratica”.